La vita di Giovanni Paolo II, «una continua obbedienza al Vangelo»

All’indomani della canonizzazione, la Messa di ringraziamento presieduta dal cardinale Comastri. La sua eredità: il coraggio di difendere la famiglia, la vita e la pace. «Ha vissuto la gioia di essere prete» di Antonella Pilia

«I santi non ci chiedono di applaudirli ma di imitarli», disse una volta Giovanni Paolo II. Ma decine di migliaia di fedeli hanno scelto di esprimere anche con lunghi e calorosi battimani la loro gratitudine per il nuovo santo polacco, alla Messa presieduta ieri mattina, lunedì 28 aprile, in piazza San Pietro, dal cardinale Angelo Comastri, arciprete della basilica di San Pietro e vicario generale del Papa per la Città del Vaticano. Un rito animato dal Coro di Cracovia e vissuto nella gioia, sotto un cielo finalmente rasserenato, all’indomani dello storico evento della canonizzazione di Papa Roncalli e Papa Wojtyla.

Nella piazza è un tripudio di bandiere, striscioni e palloncini bianco rossi, innalzati dai numerosi pellegrini polacchi guidati da monsignor Stanislaw Dziwisz, cardinale arcivescovo di Cracovia e storico segretario particolare di Papa Wojtyla. Il primo saluto è proprio il suo, che ci tiene a ringraziare Papa Francesco «perché già nel primo anno di pontificato ha preso la decisione della canonizzazione dei suoi predecessori», e Papa Benedetto, «che tanto ha fatto per questa causa». Ma il suo grazie va anche alla «diocesi di Roma, con il suo vicario il cardinale Agostino Vallini», presente alla celebrazione, e alle autorità della città eterna, così come al popolo italiano per aver «accolto cordialmente Karol Wojtyla come vescovo e Papa arrivato a Roma “da un Paese lontano”».

E mentre i fedeli continuano ad affluire in piazza da via della Conciliazione, nella sua omelia il cardinale Comastri ricorda che «la vita di Giovanni Paolo II è stata una continua obbedienza al Vangelo», come sembrava suggerire quell’8 aprile 2005 «la mano invisibile che sfogliava l’Evangeliario» posto sulla semplice bara di rovere. Parole toccanti e autentiche, quelle pronunciate dal porporato, che i pellegrini suggellano con ripetuti applausi. È il cardinale Comastri a far risuonare nella piazza le parole con cui Papa Wojtyla esortava a imitare i santi, sottolineando la sua «fede coraggiosa», convinta e autentica. Qual è dunque l’eredità che ci lascia? «Il coraggio di difendere la famiglia», aggredita in maniera sempre più violenta; «il coraggio di difendere la vita umana», dal concepimento fino alla morte naturale, «in un’epoca in cui si sta diffondendo la cultura dello scarto, come più volte si è espresso Papa Francesco» e «il coraggio di difendere la pace, mentre soffiavano cupi venti di guerra».

Ma Karol Wojtyla verrà ricordato anche per il suo instancabile cammino «incontro ai giovani per liberarli dalla cultura del vuoto e dell’effimero e invitarli ad accogliere Cristo, unica luce della vita». San Giovanni Paolo II, prosegue ancora il cardinale Comastri, «ha avuto il coraggio di vivere davanti al mondo la gioia di essere prete» e di «affrontare “l’inverno mariano” della prima fase post-conciliare», riproponendo con forza la devozione a Maria. Tutte «parole e gesti degni di un santo», conclude il cardinale arciprete della basilica di San Pietro, che al termine della Messa ringrazia con commozione la Polonia, «profondamente e fedelmente cattolica, per aver dato alla Chiesa un santo così grande come Giovanni Paolo II». I pellegrini polacchi, a questo ringraziamento, rispondono intonando in coro nella loro lingua “Grazie”, seguito dal “Gio-va-nni-Pao-lo” accompagnato dal battito ritmico delle mani, insieme agli altri fedeli. Per poi attendere in piazza l’apertura della basilica e dare l’ultimo saluto al loro Karol.

29 aprile 2014

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