La vita da difendere

Il messaggio dei vescovi per la XXVIII Giornata, il prossimo 5 febbraio, e l’impegno concreto delle parrocchie di Federica Cifelli
Leggi il testo integrale del Messaggio per la XXVIII Giornata per la vita
Nasce a S. Frumenzio uno sportello di consulenza familiare di Ilaria Sarra

«Se nel cuore cerchi la libertà e aspiri alla felicità, rispetta la vita, sempre e a ogni costo». Vola decisamente alto l’invito con il quale i vescovi concludono il loro Messaggio per la XXVIII Giornata per la vita, il prossimo 5 febbraio, diffuso nei giorni scorsi. Tocca il piano della centralità della persona, che «governa la tecnica e non viceversa», e ancora di più quello della sua realizzazione, legata a doppio filo con quel progetto di felicità racchiuso «nel segreto del cuore». La strada, scrivono i vescovi, è quella della fedeltà assoluta alla dignità della vita «come valore primario rispetto a tutti i beni dell’esistenza, che conserva la sua preziosità anche di fronte ai momenti di dolore e di fatica».

Un appello che riguarda in primo luogo le donne, ma non solo. La «piaga» dell’aborto infatti interpella tutti a fare ogni sforzo per «aiutarle ad accogliere la vita», si legge ancora nel testo. Accompagnandole nei «gravi drammi» che si celano spesso dietro la scelta dell’interruzione volontaria di gravidanza, ma anche nel superamento di quella leggerezza con cui a volte si ricorre a questo tipo di intervento. «Occorre continuare un capillare e diffuso lavoro di informazione e sensibilizzazione per aiutare tutti a comprendere meglio il valore della vita, le potenzialità e i limiti della scienza, il dovere sociale difendere ogni vita dal concepimento fino al suo termine naturale».

È quello che da circa 20 anni si fa nel consultorio attivo presso la parrocchia di S. Maria Madre del Redentore, a Torbellamonaca. Una struttura nata sotto il patronato della delegazione granpriorale dell’Ordine di Malta, così come quelli delle parrocchie di San Giovanni Bosco e San Giuda Taddeo all’Appio Latino (dove le attività continuano nonostante i locali siano in fase di ristrutturazione). L’obiettivo è quello di offrire una risposta il più possibile attenta e competente a quanti si rivolgono alla comunità parrocchiale in cerca di aiuto, di risposte per la propria vita o per quella che, ragazze o donne più mature, portano in grembo. «Solo l’altro giorno – racconta don Riccardo Viel, il parroco di Torbellamonaca – sono venute da me 8 mamme intenzionate ad abortire». Sono state indirizzate al consultorio, guidato dalla psicologa Liliana Simili, che opera in stretta collaborazione con il Poliambulatorio del Policlinico Tor Vergata, aperto in fase sperimentale qualche anno fa e impegnato in una lavoro di “medicina sociale” insieme alla parrocchia. Il percorso medico e quello del consultorio, dunque, procedono di pari passo e per il futuro c’è anche il progetto di un “Centro etico” sui temi della vita e della dignità della persona. «È un progetto a cui stiamo pensando seriamente – continua don Viel -. Nel frattempo, quando qualcuno viene da noi sacerdoti a chiedere una mano, lo inviamo agli esperti del consultorio: la dottoressa Simili e il marito, che è medico, i colleghi specialisti che loro riescono di volta in volta a coinvolgere e un avvocato». Con loro collabora anche un volontario della parrocchia, con ruoli di segreteria. «Vedo parecchie persone venire il martedì e il venerdì per usufruire dei servizi offerti, ma anche parecchie che si offrono per collaborare come possono», riferisce ancora il parroco.

Ascolto, consulenza, preparazione dei fidanzati al matrimonio, ma anche informazione e formazione, sull’educazione, sul controllo della fertilità e non solo. Questi i principali fronti di impegno del consultorio di Torbellamonaca, ma anche di quello attivo presso la parrocchia di S. Giovanni Bosco, diretto dal dottore Giuseppe Spagnuolo. Anche qui, osserva il parroco don Silvio Petrucci, «il consultorio lavora in maniera professionale da oltre 20 anni», offrendo assistenza a coppie di sposi, ragazzi e famiglie. «È una struttura di appoggio a cui indirizziamo quanti crediamo possano trovare qui una soluzione ai loro problemi personali o di coppia, perché sappiamo bene che da soli noi sacerdoti non possiamo chiarire o risolvere tutto», aggiunge don Petrucci. E ogni anno il consultorio incontra centinaia di persone: sia giovani che adulti. Spesso in cerca di aiuto proprio sulla questione della tutela della vita. «Succede che ci chiedano aiuto in casi del genere – rileva – e noi cerchiamo di dare la risposta più completa che possiamo, sapendo di poter contare sull’aiuto di questi esperti che collaborano con noi».

La frontiera è proprio quella della sensibilizzazione a cui invita il messaggio dei vescovi. Il problema però, osserva la psicologa Simili, è che «spesso ragazze che si ritrovano in stato interessante non vanno nelle strutture cattoliche in cerca di aiuto: c’è un preconcetto diffuso per cui hanno paura di sentirsi giudicate, condannate. In qualche modo sanno che nel consultorio pubblico troveranno la strada più comoda. O almeno quella che così può sembrare». Un parere, il suo, che nasce da un’esperienza di anni con le coppie che si preparano al matrimonio, con i ragazzi nelle scuole e nelle parrocchie. Sempre con l’obiettivo di proporre un cammino di conoscenza di se stessi e della propria sessualità. «È una scelta che si cerca di portare avanti più o meno in tutte le parrocchie: dove c’è un consultorio ma anche dove non c’è, grazie al contatto con il Movimento per la vita o con strutture come il Segretariato sociale per la vita, nel quartiere Prati», commenta Simili.

«Qui non c’è un giudice che condanna ma neanche un sacerdote che assolve», si legge entrando nella struttura ospitata nei locali di S. Maria Madre del Redentore. E spesso la questione è tutta lì. Oggi, dichiara la responsabile, «i mezzi di informazione invitano i ragazzi a fare tutto quello che vogliono, veicolano l’idea che si abbia il diritto a fare tutte le esperienze possibili. Poi però nessuno dice che, ad eccezione dell’astinenza, nessun metodo per il controllo delle nascite è sicuro al cento per cento. E le ragazze si ritrovano da sole ad affrontare una gravidanza certamente non desiderata, spesso senza neanche il sostegno della famiglia d’origine». Il sesso infatti, nell’esperienza della psicologa, resta ancora un tabù: qualcosa che si può fare ma «nel segreto, senza che si sappia o che se ne vedano le conseguenze. È allora che entrano in gioco i consultori: quelli pubblici spesso propongono con troppa facilità l’aborto come soluzione. Noi cerchiamo di percorrere altre strade, offendo tutto il sostegno che possiamo». Anche se spesso non basta.

1 dicembre 2005

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