La stagione dell’India apre con Shakespeare

«Molto rumore per nulla», il titolo che ha dato il via al cartellone dello stabile romano. Protagonisti, i giovani della compagnia teatrale guidata da Gabriele Lavia di Toni Colotta

Un gioco, un grande gioco fra la dura complessità dell’essere e la semplice apparenza. Anche le tensioni della tragedia in un impianto da commedia. Questo, e altro, è già nel titolo, «Molto rumore per nulla», di uno Shakespeare considerato «minore», con cui si è aperta la stagione dell’India condotta dal Teatro di Roma.

Un bell’enigma scenico di solito risolto in festosità striata di amarezza. Comunque il pane giusto per i denti della Compagnia giovanile guidata da Gabriele Lavia in un laboratorio di vari mesi. Proprio l’esuberanza vocale e muscolare della verde età è stata la nota dominante di questo lavoro di gruppo, che Lavia ha orchestrato spingendo più il pedale del fortissimo che la sordina della sottile poesia.

Quella che emana da un ardito esercizio stilistico, mescolando le fonti narrative italiane, le turbolenze amorose e la «clownerie» di pura marca elisabettiana.

Un gioco, appunto, di virtuosismi letterari. Ma è lo spirito shakespeariano prevalente di questa favola in commedia che spinge ai forti contrasti, tra melodramma, congiure, raggiri e amori ricomposti, con una spruzzata di ironia, qui tradotta in umorismo che contagia la platea, la fa complice. Catturata anche dall’apparato musicale di Andrea Nicolini, suonato e cantato in scena con metronomica disciplina.

Un bell’inizio per lo Stabile romano nella promozione di nuovi attori per il futuro del teatro.

29 settembre 2008

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