La Sindone: con lo sguardo verso il volto

di Angelo Zema

Sono già decine di migliaia i pellegrini che, fino ad oggi, dopo una settimana dall’inizio dell’Ostensione, hanno potuto avvicinarsi alla Sindone, nel duomo di Torino. E hanno potuto sostare in preghiera a poca distanza dal Telo, per un tempo breve che appare infinitamente ridotto rispetto alle aspettative, alle emozioni e ai pensieri che in quel momento affollano la mente e il cuore, oppure più indietro, a circa venti metri dalla teca che custodisce la Sindone, per un tempo più prolungato.

Al primo sguardo verso il Telo – che nell’Ostensione 2010 dovrebbe richiamare due milioni di persone da ogni parte del mondo – viene spontaneo per molti indirizzarsi verso il volto che vi appare impresso. Un volto carico di dignità e nobiltà, quasi di una placida serenità, nonostante sia evidente il peso della immensa sofferenza che l’ha segnato. Lo sguardo verso l’uomo della Sindone è allora rivolto innanzitutto alla sofferenza. Alla sofferenza di quell’uomo, morto per amore di tutti, alla nostra e a quella del mondo.

Il tema scelto dall’arcivescovo di Torino, cardinale Severino Poletto, per l’Ostensione 2010 prepara già a questo incontro: «Passione di Cristo, Passione dell’uomo». La Passione di Cristo, che culmina nella Croce e conduce alla vittoria sulla morte con la Risurrezione, dà un significato nuovo alla passione dell’uomo. «Rimane il vero balsamo di consolazione – come ha detto otto giorni fa il cardinale Poletto nell’Eucaristia che ha aperto ufficialmente l’Ostensione – per ogni nostra angoscia».

Ogni pellegrino parte verso Torino con il bagaglio di sofferenze proprio, della sua famiglia, del suo popolo, della Chiesa universale e lo porta davanti alla Sindone: nel suo sguardo si uniscono attese e domande, rivolte oltre il Lino, verso il Mistero. «Chi cercate?» è l’interrogativo che sembra risuonare nel silenzio del duomo di Torino. E la risposta è affidata a quegli sguardi assetati di amore, di verità e di pace. Turbati ed emozionati di fronte al Telo che racconta una vicenda di dolore lontana nel tempo, provocando la nostra intelligenza, ma così vicina ai cuori della moltitudine che si avvicina al capoluogo piemontese. La risposta è in quelle attese e in quelle domande, primo passo verso la conversione del cuore, preludio alla gioia eterna, cui l’uomo della Sindone invita. «Guardate a lui – recita il Salmo 34 – e sarete raggianti».

19 aprile 2010

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