La sfida della longevità, in un mondo che invecchia

Presentato presso la Comunità di Sant’Egidio il Rapporto sull’invecchiamento nel XXI secolo. L’esperienza di “Viva gli anziani!”, il servizio della Comunità che assiste più di 4mila persone di Christian Giorgio

«Considerando che nel mondo una persona su nove ha sessant’anni o più e che questa percentuale arriverà a una su cinque entro il 2050, l’invecchiamento della popolazione è un fenomeno che non può essere più ignorato dalla comunità internazionale». Lo ha dichiarato Silvia Stefanoni, vice presidente di HelpAge International, ieri, lunedì 7 gennaio, nella sede della Comunità di Sant’Egidio. L’occasione: la presentazione del Rapporto sull’invecchiamento nel XXI secolo. Il documento, frutto di una collaborazione tra il Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione ed HelpAge, analizza la situazione attuale delle persone anziane ed esamina i progressi effettuati nell’adozione di politiche e azioni da parte dei governi e altri parti in causa riguardo alle dinamiche globali dell’invecchiamento.

Dalla relazione emerge che, nel mondo,«solo un anziano su cinque – ha precisato Stefanoni – ha accesso alla pensione». Anche per questo motivo la possibilità di curarsi non è garantita a tutti, anzi. «Il 75% degli anziani in Sud Africa ha la pressione alta ma solo l’8% viene curato; 94,2 milioni di anziani nei Paesi poveri hanno seri problemi di vista, mentre sono 44 milioni quelli che hanno problemi di udito. Per non parlare della demenza senile che per essere curata, da sola, necessita più di 604 milioni di dollari l’anno». Sono cifre che devono interrogare la comunità internazionale perché riguardano tutte le regioni e tutti i Paesi con vari livelli di sviluppo.

«La speranza di vita alla nascita è attualmente di oltre 80 anni in 33 Paesi; cinque anni fa, i Paesi che avevano raggiunto questo obiettivo erano solo 19» ha sottolineato Jomo Kwame Sundaram della Food and Agriculture Organization, aggiungendo: «Per affrontare le sfide, ma anche per approfittare delle opportunità derivanti dall’invecchiamento della popolazione, bisogna considerare nuovi approcci nella strutturazione della società, del mondo del lavoro, e dei rapporti sociali intergenerazionali».

E proprio verso questi possibili nuovi approcci si orienta il servizio «Viva gli anziani!» della Comunità di Sant’Egidio. Attivo nella Capitale dal 2003, punta a proporre soluzioni concrete e replicabili che rispondano alle esigenze di società che invecchiano e di tessuti relazionali che si impoveriscono e scompaiono. Dal 2004 a Trastevere e Testaccio, e dal 2010 all’Esquilino, la Comunità ha realizzato un modello di intervento integrato, sociale e sanitario attivo tutto l’anno, con l’obiettivo di migliorare gli indicatori di salute, l’accesso e l’utilizzo dei servizi sociali e ridurre i rischi di temperature eccessive. Gli anziani attualmente in carico al servizio sono più di 4mila, la rete di prossimità è invece formata da più di 600 attori sociali tra volontari, medici, portieri, commercianti e assistenti familiari.

Dal 2004 sono state più di 200mila le telefonate e quasi 22mila le visite domiciliari effettuate per verificare lo stato di salute degli anziani coinvolti nel programma. «Con la Comunità di Sant’Egidio ho iniziato a visitare gli anziani – ha detto Giovanna La Vecchia, del progetto “Viva gli anziani!” – e ho scoperto uomini e donne dimenticati da tutti». Solo a Roma 3.482 anziani sono in case di riposo, 5.698 sono ospiti delle strutture sanitarie della Regione. «Molti – ha aggiunto Giovanna – hanno anni ed energia davanti a loro, ma sono soli e quindi obbligati a farsi assistere da estranei. Ho visto persone tornare a sorridere ritrovando il gusto di parlare di se stessi e delle proprie esperienze con i giovani. Grazie agli anziani, i giovani imparano a non escludere nessuno perché diverso». «Si tratta – ha concluso – di un vero e proprio continente nascosto, da iniziare ad ascoltare ed esplorare».

8 gennaio 2013

Potrebbe piacerti anche