La serata speciale con Mirella Freni

L’appuntamento di giovedì scorso con il grande soprano. Domenica 17 il Concerto di Natale con Coro e Orchestra diretti da monsignor Frisinadi Mariaelena Finessi

Il Macbeth verdiano, melodramma in 4 atti tratto dall’omonima tragedia di William Shakespeare, Mirella non l’ha mai interpretato: «Ho detto uno di quei “no” che ti fanno prolungare la carriera», dice, alludendo alla difficoltà del testo «che facilmente fa cadere in disgrazia colui che canta». Della lezione musicale, concepita da don Marco Frisina per questo giovedì 14 dicembre presso il Palazzo della Cancelleria Apostolica, Mirella Freni è protagonista assoluta. All’incontro, che rientra nei “40 concerti nel giorno del Signore” – la rassegna del servizio diocesano per la Pastorale giovanile, patrocinata, tra gli altri, dal Ministero dei Beni e delle attività culturali –, hanno contribuito però anche i “suoi” ragazzi. I più bravi del Centro universale del bel canto di Vignola (Modena). Una delle migliori scuole in cui s’apprende l’arte del cantare e dove insegna proprio il soprano Mirella Freni. Testimone della musica italiana ed internazionale – come la definisce monsignor Frisina, direttore artistico dei “40 concerti” – nel 2002 Mirella ha ottenuto dall’Università di Pisa la laurea ad honorem per il «grande contributo portato alla valorizzazione della cultura europea».

I suoi allievi, “figli” li chiama lei, sono davvero giovani: il baritono Marco Caria (questa sera interprete di quel Macbeth al quale Freni si è sempre negata), i due soprano Antonella De Chiara e Polina Pasztircsák, e il tenore Giuseppe Talamo. Tutti poco più che ventenni. Quando salgono sulla pedana Mirella abbandona il sorriso. Si fa severa non appena Caria intona “Pietà, rispetto, onore”, incrociando a mezz’aria la sua voce. Per valutarla, saggiarne il timbro e il colore. Porta il tempo, gonfia il costato, come volesse alzarsi dalla sedia su cui è seduta. Inarca il sopracciglio, trattiene l’acuto. La testa, infine, accenna un “si”, che il suo ragazzo ha ben fatto. Quando parla della Manon di Massenet poi – differenziandola dalla Manon Lescaut pucciniana – sottolinea con un fare teatrale la leziosità dell’opera francese, di contro al trasporto passionale dell’italiano Puccini, che lei considera «un buon compagno di studi». Per l’attacco guarda la pianista che da sempre l’accompagna, Paola Molinari. Questa volta non resiste, e mentre la giovane Antonella interpreta “Adieu, notre petite table”, Freni canta anche lei – a bassa voce, tra se e se, anche se la bocca aperta la tradisce. E accorgendosi di dover essere solo ascoltatrice per questa sera, s’affretta a serrarla. Ecco, lo si capisce così che per Mirella la musica è stata e sarà sempre la sua vita.

Alla storia dell’interpretazione canora lascia oltre 40 opere, tra produzioni discografiche e registrazioni radiotelevisive, oltre che l’immagine di donna davvero bella, quasi che il tempo lei l’avesse sedotto per averne indulgenza. La musica le sta a cuore e vedendo svanire l’attenzione per il repertorio classico, sente di lanciare un appello: «La nostra è una grande cultura lirica che non deve andar perduta». C’è forse una ricetta? «Occorre creare un pubblico del domani. Cercare di “sporcare le manine” dei bimbi con la musica, proporgliela come favola. Come volete, insomma – e qui, sorridendo, lascia venir fuori la bonarietà modenese –, ma che intanto se ne interessino». Certo è «che non si può proprio ignorare la lirica in questo modo».

Intanto domenica 17 dicembre, in San Giovanni in Laterano, c’è attesa per il consueto concerto natalizio. Il repertorio è vasto: il Coro della diocesi di Roma e l’Orchestra sinfonica Nova Ars, diretti ancora una volta da Frisina, eseguiranno brani che vanno dal gregoriano “Puer natus est” al “Quannno nascette Ninno”, il canto napoletano di sant’Alfonso Maria De’ Liguori. Ancora, “Amazing grace” annoverato nel genere gospel, anche se più propriamente si tratta di un inno, il più amato dai neri nonostante sia stato composto da un ex mercante di schiavi. O “Adeste fideles” di John Francis Wade, il cui testo è attribuito a San Bonaventura. Non manca l’ottocentesca “Stille Nacht” – il nostrano “Astro del ciel” – e “Joy to the World”, melodia che si crede attribuibile ad Handel e sulla quale Lowell Mason ha impostato l’arrangiamento. Alla serata parteciperà anche il musicista ed esperto di canti popolari, Ambrogio Sparagna. Inizio ore 20.30. Ingresso gratuito.

15 dicembre 2006

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