La sanità ideale? Meno malati e più “curati”

Puntare sulla prevenzione, finora poco sostenuta, potrebbe diminuire l’attività collegata alla “cura”. I tagli lineari al settore potrebbero invece pregiudicare l’erogazione dei servizi di Fabio Salviato

Recentemente il primo ministro Monti ha messo in dubbio la sostenibilità del Servizio sanitario nazionale nel lungo periodo. Sicuramente la spesa sanitaria nazionale va rivista, cercando di identificare le aree di spreco, e razionalizzando la politica generale degli acquisti.

Questo permetterebbe un risparmio, e quindi una minor spesa, a beneficio del singolo cittadino. Ma dobbiamo fare attenzione, perché se si utilizzasse invece la politica dei cosiddetti “tagli lineari”, alcuni settori di attività importanti, se non indispensabili, potrebbero trovarsi in una situazione di difficoltà nella fase di erogazione del servizio.

Se quindi si dovesse decidere di “mettere mano” a questo importante e delicato capitolo di spesa, dopo aver effettuato un’adeguata verifica ed individuato gli sprechi su cui intervenire, una fondamentale attività da sviluppare dovrebbe essere quella relativa all’educazione sanitaria, in particolare rivolta ai bambini. Potremmo definire questa seconda fase “meno malati e più curati”.

Un’educazione preventiva che vada a concentrarsi sull’ambito alimentare, gli incidenti, lo stress, fino ad arrivare al disagio sociale e psichico, ci permetterebbe di diminuire fortemente l’attività collegata alla “cura”. Immaginiamo solamente cosa è successo nei giorni scorsi a Newtown, negli Stati Uniti, dove un ragazzo, evidentemente con gravi problemi psichici/personali, ha ucciso 27 persone, tra cui 20 bambini. Una comunità, una collettività, e quindi una sanità integrata, avrebbero sicuramente potuto svolgere un ruolo di prevenzione.

Se continueremo a vivere in una società malata di stress, perché i genitori ora devono lavorare anche di sabato e domenica, perché siamo tutti proiettati verso il raggiungimento di obiettivi sempre più ambiziosi, forse un adeguato intervento preventivo permetterebbe a molte persone di non dover poi ricorre al sistema sanitario. Ma molto dipende dall’educazione e dalla prevenzione, che purtroppo non vengono adeguatamente sostenute.

Per ottenere un risultato qualitativamente significativo, dove da una parte di ottiene un risparmio di costi e dall’altra si migliora la qualità del servizio, diventa indispensabile chiamare in causa la classe medica. Per conseguire questo importante obiettivo è fondamentale rivedere in termini di maggiore responsabilità sociale la classe medica, che, evidenziate le priorità, dovrà attraverso la prevenzione educare i cittadini ad un comportamento più sano e responsabile.

Si tratta di un atteggiamento più etico e direi ecologico. In questo modo potremo immaginare non solamente un trattamento sanitario più sostenibile, anche, e direi soprattutto, nel lungo periodo, ma anche contribuire alla costruzione di una società più sana e felice.

18 dicembre 2012

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