La ricerca sul Gesù storico (I parte)
di Andrea Lonardo
La questione del Gesù storico, come è noto, venne aperta nel corso della stagione illuministica, quando gli strumenti scientifici che venivano elaborati per la conoscenza del passato vennero applicati anche all’intera Bibbia ed, in particolare, ai vangeli.
Tale questione, però, non è mai stata estranea alla chiesa, come affermò l’esegeta – e vescovo – Vittorio Fusco nella relazione che preparò solo due mesi prima della morte in occasione del 90° anniversario della fondazione dell’Istituto Biblico di Roma, il più importante centro di studi biblici esistente al mondo.
Fusco ricordava, in quell’occasione, come già il Nuovo Testamento utilizzasse una terminologia attenta a questi problemi, con riferimento agli Atti degli Apostoli nei quali è presente l’espressione «quel Gesù» (houtos ho Iêsous: At 1,11; 2,32. 36) o ancora alla Lettera agli Ebrei dove si trova l’espressione «nei giorni della sua vita mortale», letteralmente «nei giorni della sua carne» (Eb 5,7).
Anche la riflessione su Gesù in età patristica e poi ancora nei secoli successivi ha continuamente avuto coscienza del problema, come è evidente dal rifiuto cristiano di altre immagini di Gesù che andavano emergendo col tempo – il Gesù dei vangeli apocrifi dell’infanzia dotato fin dall’infanzia di poteri divini, il Gesù gnostico dotato di una carne solo apparente, il Gesù mago ed operatore di miracolosi inganni delle tradizioni rabbiniche, il Gesù nemico dell’ebraismo proposto da Marcione, il Gesù “uomo divino” di Celso e degli altri autori pagani che scrivevano contro la fede cristiana.
Inoltre, gli autori che si posero come scopo di elaborare una “concordanza” dei vangeli, consci delle differenze dei diversi racconti, si pronunciarono più volte sulla maggiore o minore verità dei singoli particolari degli stessi scritti neotestamentari.
Agostino utilizzò in questo senso – ricordava allora Fusco – una «distinzione tra la sequenza narrativa evangelica (ordo recordationis) e la sequenza storica dei fatti (ordo rerum gestarum), tra l’intenzione di Gesù (voluntas, sententia) e la formulazione scelta dagli evangelisti (verba)».
Questo interesse e questo amore che la chiesa ha sempre avuto per la storia reale di Gesù – interesse e amore non sarebbero potuti mancare, poiché la fede cristiana è fede precisamente nella realtà dell’incarnazione del Signore – dovettero, però, certamente affrontare poi la sfida posta dalle critiche che dal settecento in poi sono state mosse alla figura del Cristo così come è presentato dai vangeli.
Se si guarda ai tentativi che sono stati fatti negli ultimi tre secoli per ricostruire una vicenda di Gesù sostanzialmente diversa da quella trasmessa dai vangeli ci si accorge immediatamente di quanto siano datati e legati ai presupposti culturali del tempo in cui furono avanzati, rispecchiando più le filosofie e le teologie dei loro autori che non il Gesù storico stesso.
Basti pensare all’altalena di interpretazioni che suggerivano ora un Gesù che proponesse idee liberali, propugnatore di una religione del cuore svincolata dal rito, fondatore di un’etica personale dell’amore reciproco, ora un Gesù testimone invece del futuro avvento del regno di Dio, maestro dell’attesa di una speranza escatologica riposta nelle mani del Padre, assertore di una grazia divina non dipendente in alcun modo dall’azione dell’uomo.
Un guadagno che certamente si è avuto attraverso i lunghi dibattiti che hanno contrassegnato la storia della questione della storicità dei vangeli è stato quello di sfumare la presunta opposizione fra “Gesù storico” e “Cristo della fede”. Infatti – come affermava ancora Fusco – il problema non è tanto quello di provare l’assoluta identità del Gesù annunziato dai vangeli con quello che risulterebbe da una descrizione cronachistica della sua vita, poiché è evidente che i vangeli non sono stati scritti con questa logica, quanto mostrare la rispondenza del ritratto che ne fornisce il Nuovo Testamento con la sua vita reale, carica di una pienezza che non poteva non conoscere sviluppi successivamente.
28 maggio 2010