La pace, diritto da “costruire” a partire dalla giustizia

La testimonianza di padre Fabrizio Valletti, il gesuita che da 12 anni guida la comunità parrocchiale di Scampia, a Napoli, ospite della Caritas: «Occorre far conoscere delle alternative alla delinquenza» di Elisa Storace

«Giustizia e pace si baceranno». Recita così il salmo 85. Padre Fabrizio Valletti, chiamato dal Settore Educazione alla pace e alla mondialità della Caritas di Roma a parlare del tema “Beati i costruttori di pace”, lo cita in apertura del suo intervento, venerdì 25 gennaio presso la casa famiglia “Villa Glori”, perché «pace e giustizia non possono essere separate». «L’esperienza di padre Valletti ci sembrava particolarmente adatta a illustrare la rassegna che si apre oggi, che abbiamo intitolato “Le parole della Pace” – dice, introducendolo, il responsabile del Settore Caritas, Oliviero Bettinelli -, in quanto declina la pace come un diritto, concreto e spirituale a un tempo».

Padre Valletti, gesuita, da 12 anni è parroco di Scampia, quartiere di Napoli tristemente famoso per la violenza e il degrado. Ottantamila abitanti, molti dei quali compromessi con la giustizia perché, spiega, nelle Vele, i palazzoni che si vedono in tutti i servizi giornalistici, la camorra ha messo famiglie abusive, “assegnando” gli alloggi in cambio di manovalanza per lo spaccio. Un quartiere con una densità di popolazione giovanile enorme, dove spesso i ragazzini, già a 15-16 anni, hanno in mano un’arma e “faticano” vendendo la droga. Così, dal settembre del 2001, il gesuita anima il Progetto Scampia: attraverso il Centro Hurtado – che unisce un’associazione di volontariato, un ente di formazione e una cooperativa sociale – la Compagnia del Gesù sta cercando di dare ai giovani un’alternativa concreta. Padre Valletti non nasconde le difficoltà del progetto: «In una realtà abituata a vivere di assistenza, in cui, prima di andare a spacciare, i pusher si segnano davanti all’edicola della Vergine chiedendo la grazia che “la serata” gli vada bene, non è facile portare l’etica del lavoro». Ma la resa non è prevista.

Anche monsignor Enrico Feroci, direttore della Caritas romana, si dice particolarmente contento del fatto che recentemente la gente di Scampia si sia ribellata a chi voleva mostrare il quartiere solo come un luogo di camorra, perché «questo significa che c’è una coscienza che cresce». Un quartiere, quello di Scampia, che in questi anni sta cercando di rinascere, in cui l’esperienza del Centro è stata affiancata da quella dell’Arci Scampia con la sua scuola di calcio, della Casa Arcobaleno dei Fratelli delle Scuole Cristiane, della ludoteca delle Suore della Provvidenza, delle palestre Maddaloni e Raggio di Sole. Iniziative che cercano di trasmettere un messaggio di speranza. «Quello che di buono stiamo vivendo a Scampia – dice rivolgendosi ai ragazzi presenti padre Valletti – è possibile solo perché ci sono ragazzi come voi. L’estate scorsa abbiamo ospitato 200 giovani volontari che ci hanno aiutato a portare un po’ di bellezza nel quartiere: alcuni dei nostri ragazzini a 15 anni non erano mai stati a piazza Plebiscito o non avevano mai visto il mare e l’hanno fatto per la prima volta accompagnati da chi è venuto a fare esperienza di servizio». Il sostegno scolastico per i più piccoli, la biblioteca, il laboratorio di legatoria e quello di sartoria «certo non risolvono tutti i problemi – dice ancora padre Valletti – ma sono un segno, fanno conoscere delle opportunità alternative alla delinquenza».

Occorre costruire ponti, rileva il gesuita, mettendo insieme le associazioni, attivando volontari, inventando insieme percorsi nuovi. «Da Pistoia – dice – ci hanno regalato un formo e stiamo già pensando di attivare un corso per pizzaioli». Fra i progetti in cantiere l’apertura di una scuola di musica sul modello del “sistema Abreu” e la possibilità di attivare anche a Scampia il “Progetto Policoro”, promosso dalla Cei per l’occupazione giovanile nel sud. «Perché la pace sociale – conclude padre Valletti – passa dalla giustizia sociale, e questa viene soltanto da modelli economici giusti».

28 gennaio 2013

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