La luce di Ognissanti anziché le tenebre di Halloween

Il “capodanno dei celti” in Italia ha un sapore commerciale: muoverà 300 milioni di euro. Monsignor Frisina: «Ricordiamo i defunti in modo luminoso». Tante le iniziative di parrocchie e movimenti di Daniele Piccini

Celebrazioni per i defunti nei cimiteri della Capitale

Streghe, zombie, vampiri, mostri delle paludi, lupi mannari assortiti. Almeno dal VI secolo a. C. Halloween, il capodanno dei celti, promette la liberazione delle forze del male e la confusione tra il regno dei vivi e quello dei morti. Di confusione, in effetti, ce n’è parecchia.

L’unica cosa chiara, riguardo ad Halloween, è il numero piuttosto consistente di italiani che la festeggerà, 10 milioni, e l’enorme volume d’affari che muoverà: poco meno di 300 milioni di euro. «Halloween – spiega Francesco Tanasi, segretario nazionale del Codacons – è un vero e proprio business. È caratterizzato da feste, eventi nei locali, discoteche e ristoranti, per una spesa complessiva stimata in 145 milioni di euro. Per maschere e travestimenti gli italiani spenderanno 90 milioni di euro, per zucche in qualsiasi variante 15 milioni di euro, e per gadget vari altri 45 milioni di euro».

Ma «il commercio non inventa una festa per celebrare qualcosa», spiega monsignor Marco Frisina, direttore dell’Ufficio liturgico della diocesi di Roma. «Halloween – prosegue – è infatti solo una corruzione della festa di Ognissanti. Un momento di limpida memoria del Paradiso è diventato una festa horror che non si concilia con la “luminosità” della cultura mediterranea». Il fascino oscuro di maghi e folletti, fantasmi e licantropi, catalizza la simpatia dei mass media e sembra partire avvantaggiato. «Eppure persino la tv italiana – prosegue monsignor Frisina – dimostra che le fiction sui santi riescono ad avere più audience dei film violenti. Questo perché l’Italia conserva un dna cristiano, anche se spesso è soffocato da culture commerciali ed ostili. Dobbiamo riuscire a dare un senso cristiano alle date del 1 e del 2 novembre senza metterci su quel livello. Ossia, se Halloween ha i suoi gadget, non per questo il cristianesimo deve crearsi i suoi. La Chiesa deve proporre una cultura alternativa». Appunto una proposta alternativa vuole essere la tradizionale celebrazione liturgica, presieduta dal cardinale vicario Agostino Vallini, all’interno del cimitero del Verano, il 1 novembre alle ore 16. «Sarà un modo – conclude monsignor Frisina – di ricordare il Paradiso, il Purgatorio e i nostri defunti in modo luminoso, con lo sguardo rivolto verso il Cielo».

Sfruttando il tam tam di internet, le “Sentinelle del Mattino”, più famosi come “Papaboys”, ripropongono anche quest’anno, in una trentina di città, l’iniziativa “Holyween”, chiedendo a parrocchie e fedeli di esporre alle finestre immagini di santi. «Vogliamo tappezzare le città di volti di bellezza – spiega don Andrea Brugnoli, iniziatore di questa proposta – di fronte ad un mondo abitato da mostri, vogliamo mostrare l’immagine più bella delle nostre terre: i volti dei suoi santi». Lo scorso anno fu San Pio il più esposto, l’anno prima Giovanni Paolo II, insieme ai veneratissimi Madre Teresa e Don Bosco.

E proprio la Fondazione Don Bosco nel mondo organizza, lunedì 1 novembre a Roma, la terza edizione della “Corsa dei Santi”. Una maratonina di 10,5 km (e 3 km non competitivi), con partenza e arrivo in piazza Pio XII (nei pressi di piazza San Pietro), che oltre a celebrare la festa di Ognissanti e lo spirito sportivo salesiano, raccoglie fondi per le popolazioni del Pakistan colpite dalle alluvioni. «Vogliamo dare alla celebrazione di Ognissanti – spiega la presidente dell’Asd Corsa dei Santi Anna Maria Giacomelli – una dimensione di kermesse popolare. Stiamo pensando di lanciare, per il prossimo anno, il progetto “Le corse dello spirito”, cioè l’organizzazione nelle province laziali di altrettante corse a carattere locale, in diversi periodi dell’anno, su percorsi che mettano in evidenza tesori d’arte, di paesaggio, ma anche di spiritualità».

29 ottobre 2010

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