“La Goccia”, scatti dal Burkina Faso

Centocinquanta immagini documentano l’impegno della onlus nel Paese africano; realizzati una scuola e un progetto di adozioni a distanza di Mariaelena Finessi

Centocinquanta scatti per raccontare l’Africa in “Colori e forme dal Burkina Faso”, la mostra di Alesia Moroni che si aprirà il 26 ottobre, ore 16, presso “Casale Garibaldi” di via Romolo Balzani. Immagini che spiegano anche l’attività dei tanti che si offrono come volontari. «Avete mai guardato negli occhi un africano che vive nel nostro quartiere? Sembrano vuoti perché in quegli occhi non si riflette più l’Africa, ma la nostalgia della sua terra, dei suoi villaggi, l’assenza di quel cielo e di quel sole». Paola Barbini Siani, 62 anni, è presidente de La Goccia, onlus da lei stessa creata con l’obiettivo di aiutare le famiglie africane. «Certo, non possiamo dare risposta alle grandi problematiche che affliggono quel continente – spiega Siani, ex ausiliaria dell’Ospedale Vannini di Roma – però possiamo donare un po’ del nostro tempo, dei nostri beni». Una goccia appunto, tanto basta, che tuttavia può significare molto per chi non ha niente. «Magari potessimo, con le nostre città ricche, raccogliere in noi questo mondo ma non è possibile e, anzi, non sarebbe nemmeno giusto. Ciò che noi vogliamo – chiarisce – è raggiungere insieme a tutti gli uomini di buona volontà dei veri obiettivi sociali, capaci di creare delle azioni di crescita umana e che permettano a quei bambini di restare in Africa, dove i loro occhi non resteranno mai vuoti».

Ufficialmente, “La Goccia” nasce nel 2006. In realtà, Paola fa la spola con il Burkina Faso già da 7 anni, cioè da quando l’incontro con le suore Figlie di San Camillo di Ougadougou, capitale dello stato africano, le ha aperto la finestra su un mondo martoriato dalla povertà e dalle malattie. E così che a Roma si è sentita di cercare, quasi porta a porta, la solidarietà di amici e conoscenti pur di comprare macchine per cucire da donare alle ragazze del Center Menager Feminin, una scuola di formazione professionale gestita appunto dalle religiose camilliane. «Oggi, come onlus, possiamo fare molto di più». Entrata a far parte di Spes, ente che riunisce tutte le associazioni che si occupano di volontariato, La Goccia sta prendendo piede in Africa e Paola è stata proposta dall’arcivescovo di Koupéla, monsignor Séraphin François Rouamba, per ricevere un’onorificenza da parte de locale dicastero dell’Insegnamento di base e dell’alfabetizzazione. Grazie al suo impegno, infatti, oggi 100 ragazzini – cristiani e musulmani – possono studiare in una vera scuola, dove insegnano maestri del posto. Molti possono venire in Italia a curarsi mentre altri 250 ragazzi sono stati adottati a distanza e possono così crescere e studiare, rimanendo nella propria terra, lì dove La Goccia ha reso attivo un pozzo di acqua potabile secondo lo slogan dell’associazione per cui «L’acqua è vita, l’istruzione è vitale».

La mostra fotografica è allora uno degli appuntamenti che Paola attende per far conoscere, attraverso le immagini, la realtà che promuove e per la quale si è spesa fino a farsi male, letteralmente. Come l’ultima volta quando, trovandosi ad Ougadougou, è stata punta da un insetto. Il rischio prospettatole di poter perdere la gamba, l’intervento, la profilassi durata mesi, tanto quanto il ricovero in diversi ospedali di Roma. Una paura scampata, che tuttavia non le hanno smorzato l’amore per l’Africa e la voglia di spendersi per le famiglie bisognose. «Sentiamo la necessità di portare la pace, seguendo lo spirito di Chiara Lubich per cui occorre “farsi uno con tutti”».

17 ottobre 2008

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