La Giornata della pace

di Angelo Zema

Risuona drammaticamente attuale il tema – «Combattere la povertà, costruire la pace» – scelto da Benedetto XVI per il messaggio scritto in occasione della XLII Giornata mondiale della pace, che la Chiesa celebrerà il prossimo 1° gennaio. In un momento storico segnato a livello mondiale da una fortissima recessione – i dati allarmanti sono ogni giorno sotto gli occhi di tutti – il Papa indica come priorità quella di «mettere i poveri al primo posto». E sottolinea che «la povertà risulta sovente tra i fattori che favoriscono o aggravano i conflitti, anche armati».

Nel documento presentato oggi il Santo Padre affronta grandi temi al centro del dibattito internazionale: la globalizzazione, lo sviluppo demografico, il disarmo, la fame nel mondo, le malattie «pandemiche», la crisi finanziaria. Evidenziando che «ogni forma di povertà imposta ha alla propria radice il mancato rispetto della trascendente dignità della persona umana». Non mancano le denunce nette, dallo «sterminio di milioni di bambini non nati, in nome della lotta alla povertà», al livello globale della spesa militare, ai fenomeni speculativi che concorrono a rendere difficile l’accesso al cibo.

L’appello del Santo Padre è ad assicurare a tutti la possibilità di «una crescita ragionevole» e all’impegno perché la globalizzazione sia «orientata verso un obiettivo di profonda solidarietà che miri al bene di ognuno e di tutti». Riecheggiano i temi di altre encicliche del Magistero sociale della Chiesa, e viene da pensare alla definizione di «solidarietà» indicata da Giovanni Paolo II. La solidarietà, scriveva Papa Wojtyla, ci aiuta a vedere l’«altro» come «un nostro “simile”, un “aiuto” (Gen 2,18), da rendere partecipe, al pari di noi, del banchetto della vita, a cui tutti gli uomini sono egualmente invitati da Dio».

Questo atteggiamento implica, da parte dei cittadini, uno stile di vita in linea con l’obiettivo del bene comune e, da parte di governi, istituzioni e organizzazioni internazionali, l’adozione di misure giuridiche ed economiche adeguate a tale scopo. E coordinate. «Cooperazione» è una delle parole chiave utilizzate da Benedetto XVI nel suo messaggio: solo insieme si può efficacemente combattere la povertà e costruire la pace. L’altra parola chiave del documento (ricchissimo di orientamenti non solo pastorali) che crediamo sia importante porre all’attenzione è: «Crescita ragionevole». La crescita della ricchezza smodata, distorta, senza freni non è un indice per la lotta alla povertà, né per la costruzione della pace: anzi, lo è spesso della creazione di conflitti.

Torna alla mente il passo del celebre discorso del senatore Robert Kennedy (ucciso proprio 40 anni fa) sul Prodotto nazionale lordo, pronunciato nel 1967 in quella Detroit che vive oggi una crisi drammatica. Non è da quell’indice che si misura la felicità di un popolo o della comunità umana né l’autentico sviluppo né l’impegno verso la pace. «Il prodotto nazionale lordo – diceva Kennedy – comprende l’inquinamento dell’aria… le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine… comprende la distruzione delle sequoie.. cresce con la produzione di napalm e missili e testate nucleari… si gonfia con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte nelle nostre città… Non tiene conto dello stato di salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione… È indifferente alla decenza delle nostre fabbriche e insieme alla sicurezza delle nostre strade. Non comprende la bellezza della poesia o la solidità dei nostri matrimoni… Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita valevole di essere vissuta».

La «crescita ragionevole», ci indica il Papa, è la strada verso lo sviluppo dei popoli e la pace autentica. Per rimettere al centro la dignità della persona e il bene comune.

11 dicembre 2008

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