La gioia del dono. Il peso del regalo

Il Natale al tempo della crisi: un’occasione preziosa per riscoprire il senso del “dare” senza ricevere nulla in cambio. Condividendo anzitutto la gioia e il divertimento. A cominciare dai più piccoli di Angela Dassisti*

È tempo di Natale, é tempo di regali. Ma in momenti di crisi risulta faticoso pensare al dono sotto l’albero ed un presente, per piccolo che sia, può rappresentare un superfluo di cui dover talvolta fare a meno. Eppure proprio nelle situazioni difficili si potrebbe riscoprire il vero significato del dono.

Donare significa infatti dare qualcosa senza ricevere nulla in cambio; il significato è sicuramente diverso da regalare (offrire regali al re), ma per le tasche dei padri di famiglia rappresenta comunque una spesa o un altro piccolo “taglio” al bilancio familiare. Non c’è speranza alcuna allora di poter salvare “capra e cavoli”? Se ci pensiamo bene, in fondo, la barca con cui trasportare sull’altra sponda l’animale ed il vegetale riuscirebbe a farlo agilmente a patto che essi abbiano un peso contenuto, e forse oggi è diventato faticoso il traghettamento, poiché i nostri fardelli sono pesanti, i presenti da offrire eccessivi, l’impegno un macigno. Laddove offrire un piccolo dono significa aver pensato alla persona, perché mai questo dovrebbe costituire un obbligo standard, come se fosse una prezzo fisso?

La felicità che doniamo a qualcuno nel momento in cui gli offriamo un presente, dovrebbe essere la nostra unica ricompensa; la sorpresa di aver ricevuto un pensiero dovrebbe rappresentare la vera grande gioia.

Spesso, tuttavia, ci si chiede se coinvolgere i bambini sia opportuno, rendendoli partecipi del significato del risparmio, della parsimonia e della moderazione in tempi difficili. Altresì è sicuramente condiviso che i bambini abbiano il diritto di avere maggiori spiegazioni su ciò che gli accade intorno. Tutto a suo tempo e con le giuste modalità. Anche i più piccoli possono partecipare alla vita familiare e, soprattutto, possono imparare il valore delle cose, l’importanza di averne cura ed essere liberi dalla novità a tutti i costi.

Il gioco o la festa più bella non emozioneranno oltremodo se non permettono di condividere la gioia ed il divertimento; ben presto anche i giochi perderanno il loro fascino e saranno relegati in soffitta in un ingombrante scatolone pieno di cose inutili, ma costose. Un gioco costruito o organizzato insieme ad amici e parenti, invece, crea un ricordo, poiché è legato ad un momento di affetto e fornisce la possibilità di crescere e imparare a stare insieme, condividendo l’emozione della vittoria o lo sconforto dopo aver perso.

Un momento di gioia e divertimento insieme non andrà mai in soffitta e avrà un valore inestimabile rispetto allo scatolone prezioso ma senza anima e con tanta polvere sopra. Donare non significa comprare ma offrire il proprio pensiero, il proprio tempo, il proprio cuore. E questi non hanno prezzo.

13 dicembre 2011

*Leggi gli interventi di Angela Dassisti nella rubrica Lo spazio della psicologa

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