La famiglia che aiuta a crescere

di Angelo Peluso

I tanti manuali di psicologia che oggi circolano ci insegnano tante cose sul ruolo della famiglia e su quali siano le strategie migliori per creare un contesto positivo e armonioso. Talvolta in maniera esasperante vengono proposte regole o consigli che non tengono conto della vera realtà quotidiana e della specificità di ogni contesto.

Basterebbe forse tenere presente un solo punto per capire come si possa creare un clima armonioso per i figli: è il modello della coppia genitoriale e quindi come i due partner si scambiano l’affettività, come comunicano tra di loro, come affrontano i disagi, come si districano tra i fisiologici conflitti della vita a due, come si rapportano con le altre persone e con la comunità in genere, come discutono sui grandi temi della società.

Altri aspetti importanti da favorire – e che richiedono in primis una solida alleanza e complicità coniugale – sono: avere una chiara separazione tra le generazioni che spinga verso un confronto costruttivo e critico tra i diversi modi di pensare e abitudini di vita: passato, presente e futuro dovranno essere un patrimonio comune, senza crisi nostalgiche al mondo di ieri o eccessive fughe fantastiche verso un domani retoricamente migliore; favorire ruoli e alleanze rinegoziabili tra i vari componenti senza che queste creino turbamento negli altri membri della famiglia; creare le condizioni per coinvolgersi tutti in momenti di gioco collettivo che permettano di scoprire alcune parti di sé talvolta nascoste agli altri membri; saper manifestare ai figli la complicità affettiva dei genitori senza imbarazzi o falsi pudori; permettere una continua apertura con la realtà esterna e favorire gli scambi comunicativi con la società. Solo in questo modo si favorirà la tolleranza alla diversità in tutti i suoi aspetti, l’accettazione dei propri limiti e l’importanza della socializzazione.

Non possiamo certo definire i criteri su cui si basa il concetto di salute mentale e sessuale, tuttavia si può genericamente dire che la persona sana non dipende eccessivamente dall’approvazione degli altri e non viene nemmeno ferita troppo gravemente dalle loro critiche. La persona sana ha un senso di sé solido e integro, con ricordi del passato relativamente continui e ragionevolmente piacevoli. La persona mentalmente sana ha interiorizzato figure parentali affettuose e protettive, che la appoggiano nei momenti di crisi e forniscono un sostegno interiore di fronte ai fallimenti.

Un’altra misura della salute psicologica è la presenza di valori e principi che forniscono per tutta la vita una guida morale alla persona mentalmente sana. La coscienza della persona sana è salda, ma equa e adattiva, non dura e punitiva. Per il sistema di valori dell’individuo sano, è importante riuscire bene nel proprio lavoro, dandosi obiettivi realistici. La persona sana è pronta a impegnarsi molto per raggiungere il successo, a imparare dai fallimenti, e poi procedere.

I criteri perfezionistici debilitanti, che assicurano il fallimento, sono assenti; la persona sana apprezza la cooperazione e la collaborazione con gli altri, e anche la competizione, se ciò non comporta l’umiliazione dei rivali. Ancora, la persona psicologicamente sana mantiene buoni confini personali, sa dove finisce il suo e inizia quello di un altro. Altrettanto importante è il fatto che le persone psicologicamente sane sono capaci di accettare il lato più oscuro della propria umanità, i conflitti interiori, i desideri irrefrenabili e anche gli impulsi antisociali senza che ne derivi un turbamento emotivo indebito. Un indicatore forte della salute mentale è costituito dalla capacità di sopportare l’ansia provocata da un conflitto interiore o esterno senza disgregarsi o lanciarsi in azioni drastiche.

L’adolescenza è certamente l’età più critica. Quando nascono le prime emozioni d’amore, per esempio, bisogna tenerle in grande considerazione e nessun adulto deve banalizzarle. È dalle prime dinamiche relazionali che nascerà la capacità a capire cosa si desidera da un partner e cosa rappresenti la progettualità di coppia. “Essere in relazione con qualcuno” significa avere una precisa identità personale, essere predisposto ad accettare le diversità dall’altro, avere una buona soglia di tolleranza alla conflittualità, accettare di modificare le proprie idee in funzione di informazioni alternative o viceversa saper esprimere con coerenza e precisione i propri punti di vista senza pregiudizi di base o peggio per imporre in maniera a-critica le proprie idee.

È questo un punto di partenza fondamentale per poter costruire una qualsiasi relazione creativa dove i due protagonisti si influenzano reciprocamente in maniera costruttiva. Il passaggio adolescenziale dall’infanzia allo status adulto può essere molto netto e ben definito (come nelle società primitive) oppure graduale, esteso nel tempo, anche se talvolta ambiguo e conflittuale. La crisi, l’ambiguità, la conflittualità che oggi vivono gli adolescenti sono in parte prodotti culturali che possiamo cercare di comprendere e spiegare anche da un punto di vista antropologico e sociologico. La società occidentale attraversa attualmente un difficoltoso periodo di transizione, rispetto ai tradizionali valori ed alle certezze su cui poggiava il passato.

Oggi ciò che rende l’adolescenza un’età critica, è il prolungato parcheggio dei giovani nell’incertezza, nella de-responsabilizzazione, nella dipendenza. I giovani più fragili, tremendamente soli, vivono nell’emulazione di personaggi, vittime della spettacolarizzazione televisiva e cinematografica e sfidano il destino credendo di recitare un ruolo come in un film. Ma se ogni giovane sarà aiutato a percorrere la sua strada affrontando ogni difficoltà con la forza di una speranza continua e la certezza di “sentirsi nel mondo”, tutto questo permetterà di sconfiggere il cinismo e la freddezza. E sarà un miracolo d’amore. Sarà bello così partecipare “al canto” di questi nostri ragazzi e ragazze che stanno scrivendo la storia di un terzo millennio veramente nuovo.

29 febbraio 2008

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