«La Chiesa, forza che indica cammini di vita»

Dal Santo Padre, nel tradizionale incontro con la curia romana, l’invito a una «ecologia dell’uomo» fedele al dono della differenza sessuale e alternativa all’ideologia «gender» di Salvatore Mazza (Avvenire)

La Giornata mondiale della gioventù e il Sinodo dei vescovi sulla Parola di Dio. E ancora, i viaggi negli Stati Uniti e in Francia. Tre occasioni in cui lo Spirito Santo, che Cristo ha donato alla Chiesa, ha mostrato una visibile «Pentecoste ». Ma riflettere sull’anno che sta per chiudersi dev’essere, soprattutto, lo spunto per guardare avanti, perché la missione della Chiesa è di essere «una forza spirituale» che indica al mondo «cammini di vita». Cammini che risuonino in armonia con la creazione, di cui siamo «custodi» e non «proprietari», e che dunque non possiamo «stravolgere»; un ruolo, questo, che significa non solo difendere l’aria e l’acqua, ma anche l’uomo «dalla distruzione di se stesso». Partendo, dunque, da un’«ecologia dell’uomo» che «non è una metafisica superata», ma piuttosto difesa «della natura dell’essere umano come uomo e donna», di fronte a un dibattito che, nell’affermazione del «gender », conduce all’«autodistruzione dell’uomo».

Nella tradizionale udienza di fine anno per lo scambio di auguri con la Curia romana, il discorso di Benedetto XVI è andato oltre il semplice bilancio dei dodici mesi trascorsi, per imperniarsi attorno a una riflessione profonda sullo Spirito Santo e alle ‘vie’ che egli ci mostra. Così, ricordati i grandi anniversari del 2008 – il 40° della Humanae vitae, il 50° della scomparsa di Poi XII e dell’elezione di Papa Roncalli, il 30° della morte di Paolo VI – e gli eventi, a iniziare dall’Anno Paolino, Papa Ratzinger ha, come detto, voluto rileggere tutto questo nella chiave dei doni che lo Spirito di Dio, – Spirito di gioia – regala a chi sceglie di seguire la Parola.

La Gmg, in questo senso, può considerarsi un paradigma. «Analisi in voga – ha osservato il Papa – tendono a considerare queste giornate come una variante della moderna cultura giovanile, come una specie di festival rock modificato in senso ecclesiale con il Papa quale star. Con o senza la fede, questi festival sarebbero in fondo sempre la stessa cosa, e così si pensa di poter rimuovere la questione su Dio». Anche «voci cattoliche » vanno in questa direzione, ha ammesso il Pontefice, ma in questa analisi l’elemento che non quadra è proprio sul «tipo» di gioia che si è respirato a Sydney, dove «non per caso la lunga Via Crucis attraverso la città è diventata l’evento culminante di quelle giornate… Essa… indicava Colui che riunisce insieme tutti noi: quel Dio che ci ama sino alla Croce. Così anche il Papa non è la star intorno alla quale gira il tutto. Egli è totalmente e solamente Vicario. Rimanda all’Altro che sta in mezzo a noi».

Lo Spirito, dunque, come «forza creatrice di comunione», che «è presente… entra in mezzo a noi… Le grandi Giornate hanno, non da ultimo, lo scopo di suscitare tali amicizie e di far sorgere in questo modo nel mondo luoghi di vita nella fede, che sono insieme luoghi di speranza e di carità vissuta». Allo stesso modo, al Sinodo dei vescovi celebratosi in ottobre «ci siamo nuovamente resi conto che Dio in questa sua Parola si rivolge a ciascuno di noi, parla al cuore di ciascuno: se il nostro cuore si desta e l’udito interiore si apre, allora ognuno può imparare a sentire la parola rivolta appositamente a lui».

Proprio la «gioia come frutto dello Spirito Santo» ha portato Benedetto XVI a volgere la propria riflessione sulle «quattro dimensioni» del tema «Spirito santo», prima delle quali è la creazione, nella cui fede «sta il fondamento ultimo della nostra responsabilità verso la terra ». Essa infatti «non è semplicemente nostra proprietà, che possiamo sfruttare secondo i nostri interessi e desideri. È piuttosto dono del Creatore che ne ha disegnato gli ordinamenti intrinseci e con ciò ci ha dato i segnali orientativi a cui attenerci come amministratori della sua creazione». E «poiché la fede nel Creatore è una parte essenziale del Credo cristiano, la Chiesa non può e non deve limitarsi a trasmettere ai suoi fedeli soltanto il messaggio della salvezza. Essa ha una responsabilità per il creato» e la «deve far valere anche in pubblico».

23 dicembre 2008

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