La celebrazione della Domenica delle Palme, XXI Gmg

In piazza San Pietro la Messa presieduta dal Papa e la consegna della Croce dalla delegazione di Colonia a quella di Sidney di Federica Cifelli

«Povero tra i poveri e per i poveri». Re di pace. Messia universale. È il Cristo acclamato a Gerusalemme nella Domenica delle Palme, che entra nella Città Santa cavalcando un asino preso in prestito e porta così a compimento la profezia di Zaccaria citata dall’evangelista Giovanni: «Non temere, figlia di Sion! Ecco, il tuo re viene, seduto sopra un puledro d’asina». Lo stesso che Benedetto XVI ha indicato ai giovani che domenica 9 aprile affollavano piazza San Pietro per la celebrazione che ha aperto i riti della Settimana Santa e che «da vent’anni, grazie a Papa Giovanni Paolo II – ha ricordato il Pontefice -, è diventata in modo particolare il giorno della gioventù». Il giorno in cui i ragazzi in tutto il mondo «vanno incontro a Cristo desiderando di accompagnarlo nelle loro città e nei loro paesi, affinché egli sia in mezzo a noi e possa stabilire nel mondo la sua pace».

Nella riflessione del Santo Padre, il filo conduttore sono state proprio le parole del profeta Zaccaria, che continuano: «Farà sparire i carri da Efraim e i cavalli da Gerusalemme; l’arco di guerra sarà spezzato, annunzierà la pace alle genti. Il suo dominio sarà da mare a mare e dal fiume ai confini della terra». Una profezia che, ha spiegato Benedetto XVI, afferma tre cose sul re che sta per venire: in primo luogo, «che sarà un re dei poveri, un povero tra i poveri e per i poveri». E il riferimento è a quella «libertà interiore dall’avidità di possesso e dalla smania di potere» che può essere trovata soltanto «se Dio diventa la nostra ricchezza», nella pazienza delle rinunce quotidiane. «Al re che ci indica la via verso questa meta, Gesù, a lui acclamiamo nella Domenica delle Palme – ha continuato -; a lui chiediamo di prenderci con sé sulla sua via». Un re che è anche un re di pace, come profetizza Zaccaria: farà sparire i carri da guerra e i cavalli da battaglia, spezzerà gli archi e annuncerà la pace. «Nella figura di Gesù questo si concretizza mediante il segno della Croce»: l’arco spezzato, «il nuovo, vero arcobaleno di Dio, che congiunge il cielo e la terra e getta un ponte sugli abissi tra i continenti». La nuova arma, «che Gesù ci dà nelle mani, è la Croce, segno di riconciliazione, segno dell’amore che è più forte della morte – ha sottolineato Benedetto XVI -. Ogni volta che ci facciamo il segno della Croce dobbiamo ricordarci di non opporre all’ingiustizia un’altra ingiustizia, alla violenza un’altra violenza; ricordarci che possiamo vincere il male soltanto con il bene e mai rendendo male per male».

Terza caratteristica del re annunciato da Zaccaria: l’universalità. Le parole del profeta infatti parlano di un regno che si estenda «da mare a mare e dal fiume fino ai confini della terra». «Penetrando con lo sguardo le nubi della storia – ha osservato il Santo Padre – vediamo qui emergere da lontano la rete delle comunità eucaristiche che abbraccia tutto il mondo e che costituisce il “Regno della pace” di Gesù». In tutte le culture e in tutte le parti del mondo, «ovunque nelle misere capanne e nelle povere campagne, come anche nello splendore delle cattedrali, egli viene. Dappertutto egli è lo stesso, l’Unico, e così tutti gli oranti radunati, nella comunione con lui, sono anche tra di loro uniti insieme in un unico corpo. Cristo domina facendosi egli stesso il nostro pane e donandosi a noi. È in questo modo che costruisce il suo Regno».

Povertà, pace e universalità. Le caratteristiche del re che «in carne e sangue ha portato la gloria di Dio sulla terra» sono riassunte nel segno della croce, diventata per questo «il centro delle Giornate mondiali della gioventù». Fino dall’inizio della grande avventura delle Gmg infatti la Croce affidata da Giovanni Paolo II ai giovani del mondo pellegrina per la terra accompagnando tutti i raduni mondiali dei ragazzi intorno al successore di Pietro, ricordando loro che «l’amore è un donare se stessi, e per questo è la via della vita vera simboleggiata dalla croce». Domenica scorsa quella stessa Croce che nel mese di agosto ha visto i giovani incontrarsi per la prima volta con Benedetto XVI a Colonia è stata consegnata ufficialmente alla delegazione proveniente da Sydney che ospiterà la prossima Giornata mondiale, nel 2008. Da Colonia a Sydeny: «Un cammino attraverso i continenti e le culture, un cammino attraverso un mondo lacerato e tormentato dalla violenza! Simbolicamente è come il cammino da mare a mare, dal fiume sino ai confini della terra», ha continuato Benedetto XVI commentando l’itinerario che la Croce percorrerà fino all’incontro del 2008, passando anche per le regioni martoriate dell’Africa. «È il cammino di Colui che, nel segno della Croce, ci dona la pace e ci fa diventare portatori della sua pace».

10 aprile 2006

Potrebbe piacerti anche