La bottega del genio: Caravaggio allo specchio

Nonostante il titolo scelto, la mostra a Palazzo Venezia non ospita alcun capolavoro del grande pittore, di cui ricorrono i 400 anni dalla morte di Francesca Romana Cicero

In merito alla mostra in corso nelle sale quattrocentesche di Palazzo Venezia “Caravaggio. La bottega del Genio” è doveroso precisare per fugare ogni dubbio o possibilità d’equivoco, ingenerato dalla poeticità del titolo, che l’esposizione non ospita alcun capolavoro del sommo pittore, di cui ricorrono i 400 anni della morte.

Il visitatore – poco avvezzo ad operazioni culturali di tal genere – è chiamato a calarsi, mediante modelli costruiti in vetroresina e gomma siliconica, nei presunti processi creativi di questo pittore, che non aveva aiutanti e che non lasciava penetrare nessuno nella sua bottega. Caravaggio, la cui fama era grande, nonostante l’incomprensione di artisti e critici a lui contemporanei che, oltre a non cogliere l’intensità poetica e drammatica dei chiaroscuri, consideravano i suoi dipinti, con modelli tratti dalla strada, troppo realistici e statici, temeva gli imitatori.

L’esposizione, basata su un approccio esclusivamente sperimentale e didattico, formula ipotesi concernenti la tecnica esecutiva del Caravaggio, ricostruendone lo studio dalle “pareti nigre” negli anni romani, quando il pittore dipingeva su tele scure, sfruttando una luce che penetrava come una lama dall’alto, e servendosi di semplici strumenti ottici, quali lenti e specchi, per la riproduzione della stessa e dei modelli.

Tale ricostruzione è fondata su fonti contemporanee all’artista, da quelle letterarie del Mancini, Baglione, Bellori a quelle archivistiche dell’“Inventario delle robbe” del 1605. Fonti di cui sono presenti in mostra solo riproduzioni pannellate. L’inventario, stilato a seguito della denuncia della padrona della casa – sita nel rione Campo Marzio –, per la mancata riscossione di 4 mesi d’affitto, elenca i pochi beni posseduti dal pittore. Tra le stoviglie, “una carioletta con certe carte de colori”, alcuni abiti consunti e mobili; oggetti che forse trovavano posto nei suoi quadri. Nella sua bottega figurano due specchi: uno grande e uno scudo a specchio. Specchi e lenti che potrebbero essere stati usati dal Caravaggio per proiettare sulla tela l’immagine del modello a cui rifarsi, ricreando la luce desiderata (soggetta alle variazioni naturali del giorno). Luce che cadeva “a piombo sulla parte principale del corpo, lasciando il rimanente in ombra”.

Considerato che il sistema di funzionamento della camera oscura era noto sin dall’antichità – il primo a suggerirne l’impiego in campo pittorico come rimedio a cui ricorrere, se privi di abilità nel disegno, fu il Della Porta (1558) nella “Magia naturalis”, possibile fonte –, sistema impiegato verosimilmente da Canaletto e Vanvitelli, nella prima sala (oscurata) si formulano tre ipotesi sul suo utilizzo in relazione alla “Canestra di frutta”.

Una quarta ipotesi, presentata in un’altra sala, consiste nell’impiego del cosidetto specchio grande citato nell’Inventario, usato come piano di riflessione per i modelli. Il visitatore visualizza il modello nello specchio, in questo caso è il “San Girolamo scrivente” della Galleria Borghese, così come potrebbe averlo collocato Caravaggio nel dipingere. Il volume del capo, che appare più grande rispetto al corpo, potrebbe rispondere a ragioni iconografiche (l’evidenziazione della saggezza del santo o dell’anzianità dell’uomo, con il conseguente dimagrimento del resto del corpo); così come il braccio e la mano destra risulterebbero allungati per dare rilievo al gesto simbolico della scrittura. Oppure tali particolarità potrebbero essere ascrivibili all’uso di Caravaggio dell’immagine riflessa, secondo i commenti illustri di Leonardo, Alberti e Filarete.

La “mostra-laboratorio” è completata da un ciclo di conferenze, che si svolgeranno tra gennaio e febbraio, a Palazzo Venezia, con cadenza settimanale, che chiariscono ed approfondiscono le tecniche esecutorie ricostruite. Ipotesi che dovrebbero aiutarci a penetrare nel mistero di questo genio indiscusso.

“Caravaggio. La bottega del Genio” c/o Palazzo Venezia, via del Plebiscito 118. Fino al 29 maggio 2011. Ideazione della mostra: Rossella Vodret. Curatore: Claudio Falcucci. Catalogo edito da Munus e L’Erma di Bretschneider. Orari: dalle 10 alle 19 dal martedì alla domenica. Chiuso il lunedì. Biglietto: intero 6 euro; ridotto 4 euro; ridotto scuole 3 euro. Informazioni: tel. 06.88522480.

18 gennaio 2011

Potrebbe piacerti anche