L’11 ottobre la fiaccolata. Chiese aperte nel centro

Il vescovo Matteo Zuppi: «Sono sicuro che a San Pietro ci ritroveremo in tanti, a 50 anni dal Concilio Vaticano II, per ridire oggi il suo straordinario senso di apertura, la “simpatia immensa” della Chiesa per l’uomo» di Federica Cifelli

Sottolineare il «senso di apertura del Concilio alle domande dell’uomo, ai suoi bisogni». È questo il motivo per il quale giovedì 11 ottobre, al termine della fiaccolata organizzata da Azione cattolica e diocesi di Roma per commemorare i 50 anni del Concilio Vaticano II nell’apertura dell’Anno della fede, le chiese del centro storico della Capitale resteranno aperte, per permettere a quanti lo vorranno di continuare a sostare in un clima di preghiera e adorazione. A spiegarlo è il vescovo ausiliare per il settore Centro, monsignor Matteo Zuppi. Il Concilio, ricorda, «fu un momento profondamente spirituale, in cui la Chiesa ritrovò se stessa e la sua tradizione più vera. Proprio per questo scegliere di tenere aperte le nostre chiese in quella sera è un modo per manifestare quella “simpatia immensa” della Chiesa verso l’uomo di cui parlava Paolo VI, dando questo senso anche all’apertura dell’Anno della fede e al 50° del Vaticano II».

Giovedì sera, dunque, appuntamento alle 18.30 a Castel Sant’Angelo per un momento di preghiera guidato dal cardinale Agostino Vallini, durante il quale porterà il suo saluto anche il presidente dell’Azione cattolica italiana, Franco Miano. Quindi alle 19.30 prenderà il via la fiaccolata che, come 50 anni fa, attraverserà via della Conciliazione per giungere a piazza San Pietro. Qui la preghiera continuerà, alle 20.30, con l’intervento del Santo Padre. Al termine, spazio a quelli che monsignor Zuppi definisce «una sorta di gemellaggi con le chiese del centro di Roma», che apriranno le loro porte «per permettere alla preghiera di continuare». Le chiese che arricchiscono il cuore della Capitale, osserva il vescovo, «sono patrimonio di tutta la città: custodiscono un bagaglio di fede che risale alle prime generazioni di cristiani, che va dagli apostoli fino a madre Teresa di Calcutta». Proprio per questo «possono aiutare a ritrovare le parole della fede mischiate alla realtà umana della nostra città, come è giusto che sia. Credo che giovedì sera ci ritroveremo in tanti, a dare continuità a questa storia di fede: una “tradizione” che anche noi siamo chiamati a trasmettere».

5 ottobre 2012

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