Infanzia, il Garante: «La politica cambi atteggiamento»

Presentata al Parlamento la II relazione annuale di Spadafora. Tra le priorità indicate, la definizione dei livelli di assistenza e una scuola «più sicura e inclusiva». Allarme sul gioco d’azzardo di Redattore Sociale

«Il Consiglio dei ministri deve assegnare al più presto le deleghe sui temi che riguardando i minori, ci sono attività ferme perché manca questa decisione. I partiti devono fare un passo indietro rispetto alla divisione, perché non ci sia uno smembramento di queste responsabilità in troppi ministeri». Lo ha sottolineato il Garante per l’infanzia e l’adolescenza, Vincenzo Spadafora, nel corso della presentazione oggi, lunedì 10 giugno, a Roma della seconda relazione annuale al Parlamento. «Non chiediamo un ministero dell’Infanzia – ha aggiunto – ma almeno che ci sia un coordinamento delle deleghe o che deleghe più omogenee siano affidate a un unico ministero». In particolare quelle che riguardano l’infanzia dovrebbero confluire, secondo Spadafora, al ministero del Welfare e delle Politiche sociali.

Questo maggiore coordinamento consentirebbe anche di garantire che le risorse siano spese in modo opportuno. «Su questi temi non c’è un coordinamento e una cabina di regia che detti le priorità – ha aggiunto -; è necessario invece che queste priorità vengano stabilite, per investire i pochi soldi che ci sono. In questo serve solo la disponibilità del governo. Così come per la ricostituzione dell’Osservatorio nazionale sull’infanzia e adolescenza e di un nuovo Piano infanzia». La classe dirigente del Paese, ha rilevato il Garante, «deve necessariamente cambiare atteggiamento nei confronti dei temi dell’infanzia e dell’adolescenza, altrimenti consegneremo alle future generazioni un Paese disintegrato socialmente. Ci sono troppi ragazzi ai margini che sembrano aver perso la speranza, mi chiedo cosa debba ancora accadere per capire che per uscire dalla crisi è necessario un investimento sulle nuove generazioni». Quindi ha ricordato che negli ultimi anni c’è stato un «taglio graduale delle risorse nei confronti delle aree più disagiate del Paese, nei confronti dei Comuni che dovevano garantire servizi. Come è possibile non capire che questi tagli ci avrebbero portato a essere ancora più in affanno?». La crisi non può essere la spiegazione di tutto: «Altri paesi hanno scelto di non tagliare in quei settori che potevano fronteggiare la crisi. In Italia per adolescenza e infanzia spendiamo l’1,1 per cento, ma investire nei minori significa fare in modo che il welfare di un Paese regga».

Secondo il Garante i due nodi fondamentali sono la definizione dei livelli essenziali di assistenza sanitaria (Lea) e gli investimenti in una scuola più sicura e inclusiva. «È necessario definire al più presto i livelli essenziali previsti dalla convenzione Onu, perché ci sono bambini che non hanno più accesso ai servizi sanitari – ha affermato -. Questa disparità di diritti, non solo tra Nord e Sud ma anche tra famiglia e famiglia, non è più tollerabile. Bisogna consentire a tutti i bambini di avere eguale accesso ai diritti di base».

Un punto di riferimento essenziale, inoltre, deve essere la scuola, per cui non si possono non trovare i fondi necessari. «Non aspettiamo le tragedie annunciate – ha sottolineato -. Tre istituti scolastici su quattro sono senza certificazioni, non è accettabile. Servono soldi per ristrutturare le scuole ma anche per le attività ricreative». Inoltre il Garante ha chiesto una «riforma urgente sulla giustizia minorile, che non è più rinviabile». Di qui l’invito a puntare «sulla specializzazione, sulla formazione degli operatori e su una mediazione reale». Infine Spadafora ha ricordato che ci sono sempre più ragazzi vicini alle nuove dipendenze e che «il gioco d’azzardo è un fenomeno in grande aumento, che comincia a essere un problema da non sottovalutare».

10 giugno 2013

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