Immigrazione, presentato il Dossier 2006

La tradizionale pubblicazione di Caritas-Migrantes è alla XVI edizione. Il titolo: “Al di là dell’alternanza” di Giulia Rocchi

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Vengono soprattutto dalla Romania (20,4 %) e dalle Filippine (8,9%), ma anche dalla Polonia e dall’Ucraina, dall’Albania e dal Perù. Per la maggior parte si tratta di donne (56,7%), che arrivano nella Capitale per cercare lavoro. Ma non manca chi affronta il viaggio fin nella Città Eterna per motivi familiari (20,3%), religiosi (9,7%) o di studio (3,1%). Solo qualche cifra per fotografare gli immigrati a Roma, come ha fatto il Dossier statistico Caritas-Migrantes, presentato questa mattina presso il Teatro Don Orione. All’iniziativa hanno partecipato il direttore della Caritas diocesana, monsignor Guerino di Tora, il coordinatore del rapporto, Franco Pittau, il sociologo e giornalista albanese, Rando Devole, il segretario della Commissione Migrazioni della Conferenza episcopale italiana, monsignor Domenico Sigalini, e il presidente del Consiglio Romano Prodi.

Il rapporto è giunto alla XVI edizione, e traccia un disegno del fenomeno immigrazione in tutta la penisola, grazie al lavoro di oltre 100 redattori. Qui interessa soprattutto soffermarsi sui dati relativi alla Provincia di Roma. In questa zona gli immigrati, a fine 2005, sono 365.274 unità (3.035.000 in Italia): in pratica, il 7,3% in più (circa 25mila persone) rispetto alla stima del precedente Dossier Caritas-Migrantes. I numeri si riferiscono alla popolazione regolarmente soggiornante, ma sfuggono naturalmente alla rilevazione gli immigrati clandestini. Tra coloro che hanno il permesso di soggiorno, comunque, una fetta consistente proviene dall’Europa dell’Est (35%) e da Paesi appartenenti all’Unione europea (17,4%, con il 7,7% di neocomunitari). Ben rappresentati anche gli altri continenti: gli asiatici sono più del 22%, gli americani quasi il 14%, gli africani poco meno dell’11%. In tutto, sono 184 i Paesi di cui una – seppure piccola – comunità risiede nella Capitale. Una riflessione merita anche la presenza femminile nella provincia, ben più marcata rispetto al resto del Bel Paese (56,7% contro il 49,9%; addirittura oltre il 60% in alcuni gruppi, come i comunitari e gli americani).

“Immigrazione, al di là dell’alternanza” è il titolo scelto per il rapporto. Uno slogan “politico”, ma che deve andare oltre questo punto di vista. «Tra i politici urge una maggiore sensibilità sociale – sottolinea Franco Pittau –, che porta a superare gli interessi di contrapposizione tra partiti e schieramenti, collocandosi “al di là dell’alternanza” e a maturare un’idea più approfondita delle carenze attuali e delle possibili soluzioni». Per gestire il fenomeno immigrazione, insomma, serve una strategia comune, europea. Che favorisca, ad esempio, aggiunge il coordinatore del rapporto, «la convivenza tra popoli e culture diverse» e che ponga «maggiore attenzione nell’evitare comportamenti discriminatori».

Il Dossier, ricorda monsignor Guerino Di Tora, è nato nel 1991 all’interno del “Forum per l’intercultura” della Caritas diocesana. «Intercultura – sottolinea il prelato – significa percezione, rispetto e dialogo con la differenza, naturalmente nel rispetto delle regole della convivenza; intercultura significa mediazione, coinvolgimento, partecipazione; intercultura significa apertura di nuovi orizzonti e arricchimento reciproco. Non sempre queste tonalità sono presenti nel rapporto tra gli stati, tra le comunità religiose, tra le aggregazioni sociali, tra le singole persone. Eppure – prosegue – tutti abbiamo bisogno di questa carica, che i mediatori culturali del Forum sono riusciti a testimoniare in questo lungo impegno. Come Caritas e Migrantes, e quindi come comunità ecclesiale, non possiamo che insistere in tale direzione».

Sulla solidarietà insiste anche monsignor Domenico Sigalini. «Alla base delle nostre politiche migratorie – sostiene – va posto non solo l’equilibrio fra domanda e offerta del mercato di lavoro, ma pure una visione solidaristica, che tenga presente, assieme alla situazione economica del nostro Paese, anche quella dei Paesi di partenza degli immigrati».

25 ottobre 2006

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