Il vescovo Dieci in India tra lebbrosario e “slums”
I progetti a Mumbai sostenuti dal Centro missionario diocesano: la struttura di accoglienza per i lebbrosi e la scuola per i Telegu di Claudio Tanturri
Gli occhi grandi e sorridenti che ti scrutano nel profondo. I colori vivi degli abiti. Una povertà sconcertante, che non implora aiuto, ma si nutre di speranza. E una forza interiore incrollabile, tenuta viva da una fede strutturata, che nulla pretende e non conosce rassegnazione. È questa la fotografia di Mumbai riportata in Italia dal vescovo Enzo Dieci, direttore del Centro missionario diocesano, tornato qualche giorno fa dall’India, «uno dei Paesi più poveri del mondo – spiega -, ma dove il sentimento di gratitudine verso il Signore per il dono della vita è più forte».
«Lì – racconta monsignor Dieci -, anche a fronte di invalidità gravi dei propri figli, i genitori ti presentano le loro creature come dei frutti preziosi dell’amore di Dio». Che siano sani e vivaci, o paralizzati e con gravi malformazioni, che abbiano lo sguardo perso nel vuoto, o furbo e curioso, «sono il loro tesoro più grande». «È l’insegnamento della scuola dei poveri – dice -, che non avendo niente, di niente si lamentano, ma sempre ringraziano. Inesauribilmente. E il loro canto di gratitudine ti scuote nel profondo, perché sale a Dio con una preghiera incessante e quotidiana».
Anche nei tuguri dei Telegu, la comunità di famiglie che da Andra Pradesh, per quattro mesi l’anno, si accampa sulla spiaggia di Mumbai, per lavorare alla pulizia delle barche e delle reti dei residenti. Nelle loro baracche di plastica e cartone, con la sabbia per pavimento, senza luce né acqua, «c’è una candela sempre accesa davanti all’immagine di Gesù e Maria; un angolo destinato alla preghiera». Ma anche nel lebbrosario di questa città, metropoli di etnie, culture, religioni e idiomi, «a fianco della sofferenza non mancano mai gioia, pacatezza e una preghiera incessante».
Il viaggio del vescovo Dieci nella capitale dello Stato indiano del Maharashtra si è svolto dal 19 al 28 gennaio scorsi per dare vita a due progetti di solidarietà. Il primo ha riguardato il lebbrosario delle Suore dell’Immacolata e l’altro la comunità dei Telegu. «Nel lebbrosario – racconta il vescovo Dieci – sono ospitati 125 degenti. Tra questi, 56 sono bambine». Per loro non c’era ancora una struttura d’accoglienza pienamente adatta. «Quando andai lì, quattro anni fa, potei appurare il bisogno di ampliare gli spazi così da migliorare la vita delle bambine. Pensammo così di partecipare alla costruzione di un nuovo spazio a loro dedicato». Nonostante le difficoltà il salone è stato ultimato e inaugurato dal direttore del Centro missionario, lo scorso 25 gennaio. «In più – aggiunge ancora il vescovo -, ogni venerdì, il Centro offrirà un pasto di pesce, cibo da loro preferito ma spesso inaccessibile». A usufruirne, oltre ai 125 degenti, le suore e il personale sanitario e volontario del lebbrosario.
L’altro progetto riguarda i Telegu dello “slum” di Mumbai, che una volta la settimana vanno nel lebbrosario per seguire la catechesi in lingua Marati di una suora della struttura. «Nei quattro mesi dell’anno che rimangono accampati sulla spiaggia di Mumbai – spiega monsignor Dieci – il Centro missionario di Roma pagherà le rette della scuola dei bambini e le spese sanitarie per i loro ammalati».
17 febbraio 2009