Il vescovo Brambilla: «Un padre e un maestro»

Il ricordo di Antonino Bagnato, primario di ematologia del Sandro Pertini, don Nunzio Currao, cappellano al Gemelli, e fra Luis Huarachi, guida spirituale dell’ospedale Fatebenefratelli di Laura Badaracchi

La scomparsa prematura di monsignor Armando Brambilla, vescovo ausiliare per la pastorale sanitaria? «Un dolore immenso» per Antonino Bagnato, primario di ematologia all’ospedale “Sandro Pertini” e membro della Consulta diocesana per la pastorale sanitaria. «Ho avuto la fortuna di stargli vicino e di collaborare con lui – racconta – e lo identificavo come un pastore buono non per il ruolo che era stato chiamato a ricoprire: lo trovavo sempre rivestito con i panni di un uomo che non ricercava mai il clamore». Il medico cita un episodio ricorrente: «L’8 dicembre, quando ci ritrovavamo in Piazza di Spagna per la solennità dell’Immacolata Concezione, ci invitava ad arrivare in silenzio, pregando, magari indossando la divisa, ma solo per dare la nostra testimonianza di credenti. “Siamo servi inutili”: ripeteva spesso questo versetto evangelico, perché credeva nello spirito del servizio, evitando di mettersi in evidenza».

Il presule scelse Bagnato come presidente del Forum regionale delle Associazioni sociosanitarie cattoliche del Lazio, fondato il 29 febbraio del 2000: un decennio segnato da un convegno annuale che ha sempre registrato un’ampia partecipazione, compresa quella di monsignor Brambilla. «Ci invitava a farci guidare nel nostro lavoro da Gesù, mentre il suo ruolo era quello di portare la Parola in mezzo ai malati e ai loro familiari; sosteneva il protagonismo dei laici e delegava molto, era sempre umile e disponibile: non sapeva dire di no».

Commosso anche il ricordo di don Nunzio Currao, che ha collaborato da vicino per 17 anni con «il carissimo vescovo Armando. A motivo della mia passione per la pastorale della salute e per la specializzazione in Teologia pastorale sanitaria, monsignor Brambilla mi ha chiamato a ricoprire gli incarichi di rappresentante dei cappellani del settore Ovest al Consiglio dei Prefetti e al Consiglio presbiterale della diocesi. Quando poi ha istituito la Consulta diocesana della pastorale sanitaria, mi ha nominato segretario». Parroco a San Filippo Neri e cappellano al Policlinico universitario “Agostino Gemelli”, don Nunzio aveva incontrato di recente il presule: «Su richiesta dei ragazzi e dei genitori che lo avevano conosciuto in diverse occasioni, l’8 dicembre scorso ha amministrato il sacramento della confermazione a trenta ragazzi della mia parrocchia. Diverse volte ha celebrato l’Eucaristia per la Giornata parrocchiale del malato e amministrato l’unzione degli infermi. Veniva volentieri in parrocchia: anche da vescovo, era rimasto un buon parroco!».

Per don Currao «è stato un padre, un fratello e un maestro. Era una persona dolce e umile: il suo volto, e anche il suo animo, assomigliava a quello di Papa Giovanni XXIII. Indimenticabili rimangono in me gli incontri (informali) mensili a casa sua con i cappellani rappresentanti dei cinque Settori della diocesi, per verificare e progettare il cammino pastorale: una scuola sinodale di comunione e di missione. E poi, per aggregare la famiglia sanitaria di Roma, i pellegrinaggi biblici e mariani. Ha voluto istituire il premio del Buon Samaritano per mettere in evidenza il tanto bene che si fa con e per gli ammalati. La sua morte lascia un grande vuoto, ma sono certo che dal Cielo continuerà a volerci bene e a guidarci».

«Quando ho saputo la notizia, sono rimasto senza parole», confida fra Luis Huarachi, cappellano all’ospedale “Fatebenefratelli” all’Isola Tiberina. «Sono arrivato a Roma circa un anno fa e l’ho incontrato spesso al Vicariato e non solo: è venuto a visitare l’ospedale più di una volta», racconta. E ricorda monsignor Brambilla «come un uomo vicino ai pazienti, preoccupato per la formazione dei sacerdoti che lavorano come cappellani: mi ha incoraggiato in questa missione di accompagnare i malati. Posso dire che per me è stato un padre vicino e gioioso, un pastore e un fratello nella fede».

28 dicembre 2011

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