“Il povero Piero” all’Eliseo

L’opera forse più nota di Achille Campanile (nella foto) in scena fino al 4 marzo, diretta da Pietro Carriglio di Toni Colotta

L’umorismo surreale che nasce dal vero, o meglio dalla normalità, del vivere e del parlare. È la piccola-grande formula su cui Achille Campanile ha costruito, fra gli anni ’20 e ’70, una copiosa produzione di romanzi e lavori teatrali. La sua scrittura è comica nella misura in cui fa saltare i luoghi comuni del buon senso piccolo-borghese. Senza demonizzarli o demolirli, ma portando chi legge o ascolta a una divertente autocritica.

A lungo trascurato dalla critica dominante, Campanile ha legato la sua fama soprattutto a “Il povero Piero”, nella versione teatrale ricavata il 1960 dal romanzo omonimo. È in scena fino al 4 marzo all’Eliseo, prodotto dal palermitano Teatro Biondo e diretto da Pietro Carriglio. Il quale ha lavorato sul testo integrale della commedia, di rara esecuzione, affidandosi ad un cast numeroso di attori e attrici molto qualificati per uno spettacolo puntato sugli effetti comici: Giulio Brogi, Nello Mascia, Magda Mercatali, fra gli altri. Ad accendere l’estro è nientemeno che la morte, non nella dimensione metafisica bensì esorcizzata nell’apparato delle convenzionali onoranze funebri. Ne nascono equivoci e sorprese a getto continuo.

26 febbraio 2007

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