Il Papa: la crisi etica minaccia l’Europa

Nel discorso alla Curia romana Benedetto XVI indica l’importanza di un nuovo slancio: «Se la fede non riprende vitalità, tutte le altre riforme rimarranno inefficaci». Sottolineata la straordinaria esperienza della Gmg a Madrid di R. S.

«Il nocciolo della crisi della Chiesa in Europa è la crisi della fede. Se ad essa non troviamo una risposta, se la fede non riprende vitalità, diventando una profonda convinzione ed una forza reale grazie all’incontro con Gesù Cristo, tutte le altre riforme rimarranno inefficaci». Lo sottolinea il Papa nel discorso pronunciato nella mattina di oggi, giovedì 22 dicembre, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, ricevendo in udienza i cardinali, i membri della Curia Romana e del Governatorato per la presentazione degli auguri natalizi.

«Alla fine dell’anno, l’Europa – dice il Santo Padre – si trova in una crisi economica e finanziaria che, in ultima analisi, si fonda sulla crisi etica che minaccia il Vecchio Continente. Anche se valori come la solidarietà, l’impegno per gli altri, la responsabilità per i poveri e i sofferenti sono in gran parte indiscussi, manca spesso la forza motivante, capace di indurre il singolo e i grandi gruppi sociali a rinunce e sacrifici».

Dalla crisi «emergono domande molto fondamentali: dove è – afferma Benedetto XVI – la luce che possa illuminare la nostra conoscenza non soltanto di idee generali, ma di imperativi concreti? Dove è la forza che solleva in alto la nostra volontà? Sono domande alle quali il nostro annuncio del Vangelo, la nuova evangelizzazione, deve rispondere, affinché il messaggio diventi avvenimento, l’annuncio diventi vita». Del resto, osserva il Papa, «con preoccupazione, non soltanto fedeli credenti, ma anche estranei osservano come le persone che vanno regolarmente in chiesa diventino sempre più anziane e il loro numero diminuisca continuamente; come ci sia una stagnazione nelle vocazioni al sacerdozio; come crescano scetticismo e incredulità».

Gli avvenimenti ecclesiali dell’anno che sta per concludersi, spiega il Pontefice, sono stati tutti riferiti all’annuncio del Vangelo nell’attuale contesto culturale. Il Papa ricorda i suoi viaggi apostolici – in Croazia, in Spagna per la Giornata Mondiale della Gioventù, in Germania, e in Africa, nel Benin, per la consegna del Documento post-sinodale su giustizia, pace e riconciliazione – e le visite pastorali in Italia, a Venezia, a San Marino, ad Ancona per il Congresso eucaristico e in Calabria. Fino all’importante giornata dell’incontro tra le religioni e tra le persone in ricerca di verità e di pace ad Assisi, «giornata concepita come un nuovo slancio nel pellegrinaggio verso la verità e la pace».

Un’ampia parte del suo discorso alla Curia Romana è dedicata alla Giornata mondiale della gioventù, «una medicina contro la stanchezza del credere», in cui si delinea «un modo nuovo, ringiovanito, dell’essere cristiani», a cominciare dall’«esperienza della cattolicità, dell’universalità della Chiesa». «E così – evidenzia Benedetto XVI – abbiamo compreso anche in modo molto concreto che, nonostante tutte le fatiche e le oscurità, è bello appartenere alla Chiesa universale che il Signore ci ha donato».

In primo piano il Papa pone l’incontro con i volontari della Gmg a Madrid, giovani «visibilmente e “tangibilmente” colmi di una grande sensazione di felicità». «Questi giovani hanno fatto del bene – anche se quel fare è stato pesante, anche se ha richiesto sacrifici –, semplicemente perché fare il bene è bello, esserci per gli altri è bello. Occorre soltanto osare il salto».

Benedetto XVI indica ancora nella Gmg l’importanza dell’adorazione, che consente di «celebrare l’Eucaristia in modo giusto e ricevere rettamente il Corpo del Signore», e della presenza del Sacramento della Penitenza. «Con ciò riconosciamo che abbiamo continuamente bisogno di perdono e che perdono significa responsabilità. Abbiamo bisogno dell’umiltà che sempre nuovamente chiede perdono a Dio». Infine, la gioia, motivata dalla «certezza proveniente dalla fede: io sono voluto. Ho un compito. Sono accettato, sono amato. La fede rende lieti a partire dal di dentro».

22 dicembre 2011

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