Il film “L’inchiesta” al centro Di Liegro

Per il cineforum della Caritas, alla presenza del regista Giulio Base, proiettata la pellicola sul tribuno romano Tito Valerio Tauro mandato in Galilea per indagare su vita e morte di Gesù (nella foto una scena) di Nicolò Maria Iannello

«Un film alla 007 ambientato nella Giudea di 2000 anni fa». Sono le parole con cui ieri sera, giovedì 29 marzo, Giulio Base ha definito il film «L’inchiesta», di cui è regista, proiettato al secondo appuntamento del cineforum organizzato dalla Caritas di Roma per gli ospiti del centro di accoglienza “Don Luigi Di Liegro” di via Marsala. Una storia che ha i toni di un vero e proprio giallo e che racconta il mistero della scomparsa del corpo di Gesù e di alcuni fenomeni paranormali verificatisi in tutto il mondo in seguito alla sua morte.

Uscito nel 2006 per la televisione, il film racconta le avventure del tribuno romano Tito Valerio Tauro, interpretato da Daniele Liotti, mandato in Galilea dall’imperatore Tiberio per indagare sulla vita di Gesù e sulla sua presunta resurrezione. Ma presto le ricerche del tribuno s’intrecceranno con alcuni incontri personali che avrà con i discepoli di Gesù e con una donna, Tabità (interpretata da Mónica Cruz), che lo porteranno a fare una scoperta inaspettata. Proprio come lui stesso scrive in una lettera all’imperatore con cui chiudeva l’inchiesta: «Questo viaggio mi ha fatto scoprire un altro mondo, un altro regno dove gli uomini non vivono in funzione della paura, ma dell’amore».

C’è grande attenzione da parte degli ospiti dell’ostello, che a conclusione della proiezione hanno potuto confrontarsi con il regista. Molti sono affascinati dai sentimenti che uniscono Tito Valerio Tauro a Tabità e dal modo in cui l’amore di una donna abbia convertito il suo cuore. Altri invece sono colpiti dal gusto thriller della pellicola e sono incuriositi dalla genesi di questo racconto. Molte quindi le domande rivolte a Giulio Base che sottolinea «il ruolo centrale della donna in questa storia».

Infatti la «conversione di Tito – spiega Base – è una conversione del cuore che unisce il suo mondo a quello, inizialmente distante, di Tabità. Ma ho voluto dare un grande spessore – aggiunge il regista – anche a Maria, la madre di Gesù, davanti alla quale Tito si è inginocchiato per chiedere la sua intercessione e salvare Tabità dalla morte». E tra fatto storico e finzione, il tribuno «è il simbolo del primo romano che si converte».

«L’inchiesta» è un film che «riflette i valori in cui credo», continua Base, rispondendo alla domanda di un ospite sulla scelta di curare la regia di questa storia. D’altronde «molte volte i registi lavorano a un film perché ricevono la delega da qualcuno e in questo caso per me è stata una grande gioia accettare perché gran parte di questo film è legato alla mia vita». Spiegando quindi la genesi del racconto, Base precisa che «si tratta di un remake del film di Damiano Damiani» uscito nell’86 e che «il soggetto è stato scritto negli anni ’60 da Ennio Flaiano e Susi Cecchi D’Amico».

Infine una sorpresa per il pubblico, convinto che Tabità fosse un personaggio di fantasia: «In realtà – chiarisce il regista – di lei si parla negli Atti degli Apostoli ed è stata veramente resuscitata». Sul set «ho letto il passo in cui si racconta di questa donna perché volevo trasmettere l’idea che stessimo raccontando la parola di Dio».

30 marzo 2012

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