«Il Concilio ha cambiato tutta la mia vita»

Cinquant’anni fa, Gianfranco Di Pinto ha assistito all’apertura del Concilio Vaticano II, e domani, 11 ottobre, parteciperà alla fiaccolata commemorativa organizzata dall’Azione cattolica di Lorena Leonardi

«Avevo 14 anni e sentivo su di me, tra i fedeli di tutta piazza San Pietro, la carezza del Papa». Gianfranco Di Pinto era un ragazzino, la sera dell’11 ottobre del 1962, ma già capiva «l’importanza di un evento» che lo avrebbe «segnato per sempre». All’apertura del Concilio Vaticano II, racconta, «mi portarono i dirigenti dell’Azione cattolica della parrocchia di San Ponziano. Quel tardo pomeriggio, con un piccolo pullman, arrivammo a piazza San Pietro. Io diedi per scontata la presenza di Papa Giovanni XXIII, non sapevo tutti i retroscena, e che il suo affacciarsi era improvvisato. Si respirava una grande aria di festa».

Cos’altro ricorda di quella sera di cinquant’anni fa?
Ho percepito subito la gioia di vivere quel momento. Le parole del Papa me le sono portate dietro per tutta la vita, profondamente scolpite. «Portate un carezza i vostri bambini», disse, e io sentivo proprio che stava accarezzando anche me. E, quando tornai a casa, quella carezza la diedi alla mia mamma, come un ringraziamento per avermi permesso di fare questa cosa, che poi ha segnato tutta la mia vita.

In che modo?
Abbiamo vissuto tutti il ’68, ma sono rimasto legato all’ambiente parrocchiale e diocesano. Ho vissuto tutta la vita in Azione cattolica, prima come studente, poi come lavoratore, quando facevo il direttore di banca. Ho sempre vissuto quell’esperienza come un dono, perché mi ci hanno portato, e per me è stato proprio un regalo. Il Concilio non c’era ancora, s’era aperto la mattina, non c’era tutto quel fervore sulla profezia dei laici, ma noi eravamo lì, quindi vuol dire che l’Azione cattolica viene prima, durante ed è anche il futuro.

A proposito del ruolo del laicato, su cui il Concilio ha posto l’accento, come, nella sua esperienza personale e nell’ambiente a lei circostante, s’è mosso il cambiamento?
Io l’ho vissuto abbastanza da protagonista: da quel giorno, che è stato fatale, sono stato sempre chiamato a condividere scelte e responsabilità. Dal clero si può avere più o meno risposta: certo, è difficile cambiare i cuori delle persone, possono aver paura che le cose sfuggano di mano. Quella del laicato è una storia che si evolve ed è profondamente radicata nella storia della Chiesa. La società tende a creare cristiani soli, individuali. L’impegno dei laici è un modo per ricordare che in ogni parrocchia bisogna guardarsi negli occhi con altri cristiani, associarsi e vivere la vocazione laicale. La strada da battere è quella della presenza: solo la santità quotidiana nel quotidiano può dare credibilità al laico. Le posizioni ce le abbiamo, serve la presenza costante, nella fraternità e nel rispetto reciproco. E nel considerare fraternamente che ognuno di noi può anche sbagliare.

Come percepisce, da credente, il cambiamento che la Chiesa ha attraversato in questo mezzo secolo?
È cambiato il modo di rapportarsi con il mondo, ma l’essenza vera è sempre la stessa. L’evoluzione della Chiesa si realizza nella continuità. Si parte dal discorso della luna fino al dopo Concilio, tutto ciò che ha detto e fatto Paolo VI, e si arriva al Sinodo. La società, con la sua forte evoluzione, ci ha soffocati nell’esteriorità, ma nell’intimità la continuità è meravigliosa, perché insegue e precede i tempi. La novità dev’essere in noi, nel modo di farlo vedere, perché nell’essenza l’incontro con Gesù Cristo è uguale da duemila anni.

Cosa invece si aspettava e poi non è avvenuto?
Non c’è stata nessuna rivoluzione mancata. La grazia di Dio è lenta. Ogni evoluzione, abbinata a quella della società, è lenta. Pur con tutti gli errori e i peccati che la Chiesa riconosce di fare, il progresso c’è.

Con quale animo partecipa, dopo cinquant’anni, alla fiaccolata di commemorazione?
Con grande emozione. Rivivo un grande compleanno. Penso che possa essere di aiuto e fermento per le persone. Tutto sarà più organizzato di quella sera di tanti anni fa, ma quando poi sarò lì, so che sentirò che, anche stavolta, si tratta di un’occasione unica.

10 ottobre 2012

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