Il cardinale Ruini su “Il Codice Da Vinci”: «Serve un’opera capillare di catechesi»

Anche il tema del best seller di Dan Brown nella Prolusione che ha aperto, il 15 maggio, i lavori della 56° Assemblea generale della Cei di R. S.

Nella Prolusione pronunciata ieri in apertura dei lavori dell’Assemblea generale della Cei, il cardinale Ruini, presidente della Conferenza episcopale italiana, ha affrontato in un passaggio anche il tema del “Codice da Vinci”, che approda venerdì nelle sale cinematografiche. «Le mode editoriali e cinematografiche, oggi in particolare quella riguardante il cosiddetto Codice da Vinci, mostrano a loro volta – ha detto – la necessità e offrono l’occasione di un’opera capillare di catechesi, e prima ancora di informazione storica, che, usufruendo anche delle attuali tecniche e metodologie di comunicazione, aiuti la gente a distinguere con chiarezza i dati certi delle origini e dello sviluppo storico del cristianesimo dalle fantasie e dalle falsificazioni, che hanno primariamente uno scopo commerciale ma costituiscono anche una radicale e del tutto infondata contestazione del cuore stesso della nostra fede, a cominciare dalla croce del Signore. Certamente, già il Nuovo Testamento conosce la tendenza ad andare dietro alle favole piuttosto che dare ascolto alla testimonianza della verità (cfr 2Tim 4,3-4; 2Pt 1,16), ma è difficile sottrarsi alla sensazione che il grande successo di lavori come Il Codice da Vinci abbia a che fare con quell’odio, o quel venir meno dell’amore per se stessa che, come osservava l’allora cardinale Ratzinger (Senza radici, ed. Mondadori, pp. 70-71), si è insinuato nella nostra civiltà. Anche in questo caso, però, non è il caso di cedere al pessimismo: alla fine il fascino della verità è più forte di quello dell’illusione, e di verità la nostra gente oggi ha una grande sete».

16 maggio 2006

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