I postulatori raccontano i due Papi santi

In Sala stampa vaticana il primo briefing in vista della doppia canonizzazione, con padre Califano (per Giovanni XXIII) e monsignor Oder (per Giovanni Paolo II). Al centro, l’umanità dei due pontefici di F. Cif.

La parola ai postulatori delle due cause, nel primo briefing svoltosi questa mattina, martedì 22 aprile, in Sala stampa vaticana in vista della doppia canonizzazione del 27 aprile. «Il sogno giovanile di Giovanni XXIII era la santità», ha detto il postulatore della causa di Papa Roncalli padre Giovangiuseppe Califano. Un sogno, ha spiegato, «rinnovato da sacerdote, da vescovo e anche da Papa». Ad alimentarlo, una spiritualità «semplice, coinvolgente, mite», ha proseguito padre Califano, citando a testimonianza il diario spirituale di Giovanni XXIII, il “Giornale dell’anima”, dove si legge, in un passo del 1925: «Dio è tutto, io sono nulla. E questo oggi mi basta».

Di Papa Roncalli restano impressi nella memoria «i gesti di paternità straordinari che commossero il mondo», tra cui la visita ai piccoli del Bambino Gesù o quella al carcere di Regina Coeli, ma anche la visite alle periferie della Capitale. Resta, secondo il postulatore, l’aver aperto alla Chiesa «nuovi orizzonti, prima convocando il Sinodo e poi il Concilio». Ancora, resta quel «binomio obbedienza – pace» che, per padre Califano, è essenziale per comprendere il “Papa buono”, uomo che ha definito al contempo “pacificato” e “pacificatore”. «Pacificato, perché si lasciava pacificare dallo Spirito Santo, e pacificatore, perché la sua era una pace stabilita nel cuore che poi si diffondeva attraverso le opere». La «radice» della sua spiritualità, ha concluso, sta tutta nell’«obbedienza alla voce del suo Signore».

Monsignor Slawomir Oder, postulatore della causa di Giovanni Paolo II, ha preso le mosse dal «programma di vita giovanile» di Karol Wojtyla per soffermarsi sulle tre linee portanti della sua spiritualità: «La fede semplice, la profondità mistica, il coraggio di affrontare le difficoltà della vita con tenacia e coraggio, attraverso la capacità di vedere nella storia l’intervento di Dio». La «fede semplice» di Giovanni Paolo II, ha proseguito il postulatore, «comportava che aveva bisogno della gente», mentre la sua profondità mistica «lo spingeva a vivere il mistero di Dio in prima persona. Era un uomo di Dio, ha saputo trovare in Dio l’acqua della vita. Con la preghiera, abitava nello spazio eucaristico». Fino alla fine: a quell’ultima Eucaristia celebrata nella sua stanza, davanti al letto del Papa ormai morente.

Compito della Chiesa, ha spiegato monsignor Oder, è «evangelizzare, e portare a santità». Per il postulatore, qui c’è tutta la sintesi del suo modo di intendere il pontificato. Giovanni Paolo II, ha osservato, «ha vissuto nella sua vita le conseguenze di due regimi, quello nazista e quello comunista, e grazie a suor Faustina Kowalska ha riletto il messaggio della Divina Misericordia come risposta all’iniquità umana. Un messaggio molto attuale, ripreso da Papa Francesco».

Rispondendo alle domande dei giornalisti che affollavano il “media center” allestito in Aula Paolo VI, i due postulatori hanno parlato anche dell’umanità dei due prossimi santi, dei loro «difetti». Padre Califano ha raccontato che Papa Roncalli «sapeva fare autoironia», riguardo ai suoi difetti, come l’essere troppo apprensivo. C’è un aneddoto, ad esempio, che racconta come un vescovo, una volta, abbia detto al Papa di non aver dormito, il giorno della sua elezione. «Anch’io mi sono trovato nelle stesse condizioni quando sono stato eletto Papa – ha risposto Giovanni XXIII -. Poi una volta ho sognato il mio angelo custode che mi diceva: “Angelo, non prenderti troppo sul serio”. E da quel giorno ho dormito benissimo». Giovanni Paolo II, ha testimoniato monsignor Oder, era un uomo «emotivo, sanguigno». E ha raccontato del suo rifiuto di indossare il giubbotto antiproiettile, come gli era stato proposto in uno dei suoi viaggi, confidando in «un altro tipo di protezione». O ancora, di quando a Cracovia una volta decise di togliere la patente a uno dei suoi sacerdoti che gli creava dei problemi. «Poi, però, si è pentito». Un giorno, infine, ha continuato, una delle suore che lo accudivano nell’appartamento pontificio vedendolo gli disse: «Sono preoccupata per Sua Santità». E il Papa, ha riferito il postulatore, di tutta risposta, anche lui con molta autoironia: «Anch’io sono preoccupato molto per la mia santità». La vera santità, ha commentato monsignor Oder, «sta nel fatto che l’uomo riesce a reggere i suoi difetti».

Fra le domande dei cronisti, anche quella relativa alla «presunta opposizione» del cardinale Carlo Maria Martini alla canonizzazione di Giovanni Paolo II, che il postulatore ha definito «assolutamente non giusta e non vera». Sulle canonizzazioni dei Papi «esistono molti modi di pensare opposti», ha spiegato, precisando che si tratta di una discussione «molto più vasta». Questo non vuol dire che il cardinale Martini fosse contrario. Anzi, ha ricordato il postulatore, «era stato proprio l’arcivescovo di Milano a definire Giovanni Paolo II “padre spirituale dell’umanità”».

22 aprile 2014

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