Gmg, appuntamento a Madrid nel 2011

L’appello del Papa ad edificare un mondo in cui la vita sia accolta, rispettata e curata amorevolmente, nella Messa conclusiva della XXIII Giornata mondiale della gioventù da Agenzia Sir

«Confermare» i giovani nella «fede» e «aprire» i loro cuori «al potere dello Spirito di Cristo e alla ricchezza dei suoi doni» in modo da inviarli «come nuova generazione di apostoli a portare il mondo a Cristo!»: questa la missione del Papa pellegrino in Australia, nelle parole dello stesso Benedetto XVI, nella Messa conclusiva della XXIII Giornata mondiale della gioventù, nell’Ippodromo di Randwick a Sydney. L’atto finale di una Gmg, nella mattina australiana di domenica 20 luglio, che ha visto la presenza di oltre 500mila giovani.

Ora l’appuntamento è a Madrid nel 2011 per il prossimo raduno mondiale, come il Papa ha annunciato dopo la recita dell’Angelus. «È ora giunto il momento di dirci addio, o piuttosto, arrivederci!», ha detto ai giovani. «Vi ringrazio tutti per aver partecipato alla Giornata Mondiale della Gioventù 2008, qui a Sydney, e spero di rivedervi fra tre anni. La Giornata Mondiale della Gioventù 2011 si svolgerà a Madrid, in Spagna. Fino a quel momento, preghiamo gli uni per gli altri, e rendiamo davanti al mondo la nostra gioiosa testimonianza a Cristo. Dio vi benedica tutti».

In Australia, questa «grande terra meridionale dello Spirito Santo», ha ricordato il Santo Padre nell’omelia della Messa, «tutti abbiamo avuto una magnifica esperienza della presenza e della potenza dello Spirito nella bellezza della natura. I nostri occhi sono stati aperti per vedere il mondo attorno a noi come veramente è: “ricolmo”, come dice il poeta ‘della grandezza di Dio’, ripieno della gloria del suo amore creativo».

«Anche qui – ha aggiunto -, in questa grande assemblea di giovani cristiani provenienti da tutto il mondo, abbiamo avuto una vivida esperienza della presenza e della forza dello Spirito nella vita della Chiesa. Abbiamo visto la Chiesa per quello che veramente è: Corpo di Cristo, vivente comunità d’amore, comprendente gente di ogni razza, nazione e lingua, di ogni tempo e luogo, nell’unità nata dalla nostra fede nel Signore risorto».

«La forza dello Spirito non cessa mai di riempire di vita la Chiesa – ha assicurato il Papa -. Attraverso la grazia dei sacramenti della Chiesa, questa forza fluisce anche nel nostro intimo, come un fiume sotterraneo che nutre lo spirito e ci attira sempre più vicino alla fonte della nostra vera vita, che è Cristo». Tuttavia, ha chiarito Benedetto XVI, «questa forza, la grazia dello Spirito, non è qualcosa che possiamo meritare o conquistare; possiamo solamente riceverla come puro dono».

Al tempo stesso, «l’amore di Dio può effondere la sua forza solo quando gli permettiamo di cambiarci dal di dentro. Noi dobbiamo permettergli di penetrare nella dura crosta della nostra indifferenza, della nostra stanchezza spirituale, del nostro cieco conformismo allo spirito di questo nostro tempo. Solo allora possiamo permettergli di accendere la nostra immaginazione e plasmare i nostri desideri più profondi». Di qui l’invito alla «preghiera», personale e liturgica, per disporci a «ricevere la “forza che proviene dall’alto”, una forza che ci rende idonei ad essere sale e luce per il nostro mondo». Un ringraziamento, poi, al Signore «per il dono della fede» in Australia giunto fino a noi «come un tesoro trasmesso di generazione in generazione nella comunione della Chiesa».

«Che cosa lascerete voi alla prossima generazione? State voi costruendo le vostre esistenze su fondamenta solide, state costruendo qualcosa che durerà? State vivendo le vostre vite in modo da fare spazio allo Spirito in mezzo ad un mondo che vuole dimenticare Dio, o addirittura rigettarlo in nome di un falso concetto di libertà? Come state usando i doni che vi sono stati dati? Che eredità lascerete ai giovani che verranno? Quale differenza voi farete?»: ha domandato Benedetto XVI.

«La forza dello Spirito Santo non ci illumina soltanto né solo ci consola. Ci indirizza anche verso il futuro», ha proseguito. «Rafforzata dallo Spirito e attingendo ad una ricca visione di fede – ha detto il Papa – una nuova generazione di cristiani è chiamata a contribuire all’edificazione di un mondo in cui la vita sia accolta, rispettata e curata amorevolmente, non respinta o temuta come una minaccia e perciò distrutta». È necessaria «una nuova era in cui l’amore non sia avido ed egoista, ma puro, fedele e sinceramente libero, aperto agli altri, rispettoso della loro dignità, un amore che promuova il loro bene e irradi gioia e bellezza. Una nuova era nella quale la speranza ci liberi dalla superficialità, dall’apatia e dalla chiusura che mortificano le nostre anime e avvelenano i rapporti umani».

«Cari giovani amici – ha continuato Benedetto XVI – il Signore vi sta chiedendo di essere profeti di questa nuova era, messaggeri del suo amore, capaci di attrarre la gente verso il Padre e di costruire un futuro di speranza per tutta l’umanità». Il mondo, infatti, «ha bisogno di questo rinnovamento! In molte nostre società, accanto alla prosperità materiale, si sta allargando il deserto spirituale: un vuoto interiore, una paura indefinibile, un nascosto senso di disperazione».

«Quanti dei nostri contemporanei sono come cisterne screpolate e vuote – ha riflettuto il Pontefice – in una disperata ricerca di significato, di quell’ultimo significato che solo l’amore può dare?». Questo, ha chiarito, «è il grande e liberante dono che il Vangelo porta con sé: esso rivela la nostra dignità di uomini e donne creati ad immagine e somiglianza di Dio. Rivela la sublime chiamata dell’umanità, che è quella di trovare la propria pienezza nell’amore. Esso dischiude la verità sull’uomo, la verità sulla vita». Anche la Chiesa, ha sottolineato il Santo Padre, «ha bisogno di questo rinnovamento! Ha bisogno della vostra fede, del vostro idealismo e della vostra generosità, così da poter essere sempre giovane nello Spirito».

La Chiesa, ha evidenziato il Papa, «ha specialmente bisogno del dono dei giovani, di tutti i giovani. Essa ha bisogno di crescere nella forza dello Spirito che anche adesso dona gioia a voi giovani e vi ispira a servire il Signore con allegrezza». Di qui l’invito: «Aprite il vostro cuore a questa forza!» . Ma «che cosa significa ricevere il “sigillo” dello Spirito Santo?». «Significa – ha spiegato Benedetto XVI – essere indelebilmente segnati, inalterabilmente cambiati, significa essere nuove creature. Per coloro che hanno ricevuto questo dono, nulla può mai più essere lo stesso! Essere “battezzati” nello Spirito significa essere incendiati dall’amore di Dio».

Ma ciò comporta un ulteriore passo: «Essersi “abbeverati” allo Spirito significa essere rinfrescati dalla bellezza del piano di Dio per noi e per il mondo, e divenire a nostra volta una fonte di freschezza per gli altri». Essere «sigillati con lo Spirito», ha concluso il Santo Padre, «significa inoltre non avere paura di difendere Cristo, lasciando che la verità del Vangelo permei il nostro modo di vedere, pensare ed agire, mentre lavoriamo per il trionfo della civiltà dell’amore».

Sulle tribune dell’altare di Randwick c’erano 420 vescovi, 26 cardinali, un coro di 300 voci, un’orchestra di 80 elementi, nel parterre hanno trovato posto 3.000 sacerdoti. La Comunione è stata distribuita, oltre che dai sacerdoti, anche da 1.000 ministri straordinari dell’Eucarestia. A concelebrare con Benedetto XVI erano i cardinali George Pell, arcivescovo di Sydney; Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano; Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio consiglio per i laici; Sfeir, patriarca dei maroniti (Libano); monsignor Philip Wilson, presidente dei vescovi australiani.

21 luglio 2008

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