Gli scapoli

Ozio, meschinità e spiritismo nelle vite dei protagonisti del romanzo della scrittrice scozzese Muriel Spark di Andrea Monda

«Il giorno spuntava su Londra, la grande città degli scapoli…». Questo l’incipit de “Gli scapoli”, uno dei più riusciti romanzi di Muriel Spark, scrittrice scozzese morta nel 2006 in Toscana dove risiedeva già dai primi anni ’70. Un incipit che oggi suona profetico visto il tasso demografico dell’Europa, molto alto negli anni ’60, ma ormai sceso a livelli inquietanti al punto da spingere nel 1992 un’altra scrittrice britannica, P. D. James, alla «distopia» de “I figli degli uomini” dove si immagina un mondo senza più figli. Anche se interesse della Spark non è la profezia (ma nessun vero profeta sa e vuole esserlo), nell’accostare questi due romanzi si rischia di avvertire un certo brivido: l’esito di una drammatica sterilità planetaria è già leggibile tra le righe di questo romanzo su un mondo in cui la solitudine non è una condanna ma una scelta.

Protagonisti della vicenda sono appunto degli scapoli «incalliti» che si danno periodico convegno alle riunioni dell’“Infinito Allargato”, maldestro circolo spiritico guidato da un medium malfattore. La vita di questi scapoli ristagna tra malinconia e pessimismo, noia e sotterfugio e l’unico punto fermo, il «valore» condiviso, è la risolutezza di rimanere scapoli a oltranza. In un’atmosfera che può ricordare il musical “Cabaret” (che ben dipingeva quel mondo di ozio, noia e vizio che fornì l’humus su cui attecchì l’ideologia nazista) la vita di questi scapoli si trascina tra fugaci relazioni amorose, serate in squallidi pub, inviti pomeridiani per il tè, ricevimenti da vedove sprovvedute e soprattutto incontri nel circolo di spiritisti di cui si circonda la ricca Marlene Cooper, dove le anime dei trapassati vengono evocate da Patrick Senton, un sedicente medium implicato fino al collo in guai giudiziari.

In questa galleria di mediocrità e meschinità umana spiccano, sul versante femminile, il personaggio di Alice, giovane compagna del medium, incinta e malata di diabete, capace di credere in un possibile futuro felice, al termine del processo in cui Senton è coinvolto e, sul fronte maschile, Ronald e Matthew, che, in virtù della loro fede cattolica, a differenza degli altri, resistono alla tentazione di evocare le anime dei trapassati, nonostante l’insistenza e lo scherno dell’arrogante ed egocentrica signora Cooper.

La Spark, convertita al cattolicesimo (e incoraggiata in questa scelta dagli amici scrittori Graham Greene ed Evelyn Waugh), più volte nel romanzo ritorna su questo contrapposizione tra cattolicesimo e spiritismo, e non si tratta di un dettaglio superfluo. Un altro scrittore inglese cattolico, Gilbert Chesterton, qualche anno prima aveva profetizzato che, smettendo di credere a Dio, gli uomini avrebbero cominciato a credere a tutto, anche alle cose più assurde. È il destino di questa umanità solitaria e infreddolita di cui parla la Spark, ed è il cuore del romanzo: la difficoltà di creare relazioni vere che sono l’essenza di una vita autenticamente umana.

“Gli scapoli”, Muriel Spark, Adelphi, pp. 248, 18 euro

23 dicembre 2007

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