Gioco d’azzardo, serve una legge

Le associazioni riunite nella campagna “Mettiamoci in gioco” chiedono un provvedimento che ne regolamenti «realmente e in modo rigoroso» la diffusione. Tra le proposte, la tutela dei minori di R. S.

È stato dedicato a Mario Castaldi, il diciottenne suicidatosi qualche giorno fa per la vergogna causata dall’aver perso i risparmi di famiglia nel gioco d’azzardo, l’incontro della campagna “Mettiamoci in gioco”, contro i rischi del giovo d’azzardo, che si è svolto ieri, martedì 9 luglio. Un appuntamento organizzato con le associazioni del cartello “Insieme contro l’azzardo”, a cui hanno partecipato numerosi parlamentari di vari schieramenti e diversi esponenti degli enti locali.

Sul tavolo, l’idea di una legge che regolamenti «realmente e in modo rigoroso» la diffusione del gioco d’azzardo nel Paese, da approvare «al più presto». In questa direzione vanno le proposte elaborate nell’ambito della campagna, promossa, tra gli altri, da Acli, Adusbef, Auser, Cnca, Fict, Fondazione Pime, Gruppo Abele, Libera e Uisp. Si comincia dall’«eliminazione del termine “ludopatia” dagli atti pubblici, da sostituire con il termine, assai più corretto, di “gioco d‘azzardo patologico”», come si legge in una nota redatta al termine dell’incontro, per continuare con il «divieto di introdurre nuovi giochi con vincite in denaro». Ancora, le associazioni chiedono di «completare, entro due mesi, il percorso di inserimento del gioco d’azzardo patologico nei Livelli essenziali d’assistenza garantiti dallo Stato» e l’istituzione di un fondo per la prevenzione, cura e riabilitazione finanziato «per un terzo dalla riduzione delle somme destinate alle vincite, per un terzo dagli introiti dei concessionari e per un altro terzo dallo Stato».

Ma non basta. Per le associazioni che sostengono la campagna è necessario anche impedire concretamente l’accesso ai giochi da parte dei minorenni «prevedendo l’obbligo di presentazione della tessera sanitaria». L’obiettivo: tutelare i minorenni ma anche le fasce più deboli, stabilendo ad esempio una serie di norme «per ridurre drasticamente i messaggi ingannevoli» e assegnando un potere di regolamentazione agli enti locali rispetto all’esercizio del gioco, che riguardi autorizzazioni, orari e luoghi. Viene chiesto anche di istituire un «Osservatorio nazionale sulle dipendenze da gioco d’azzardo patologico presso il ministero degli Affari sociali» e di provvedere a una formazione specifica per «operatori dei Sert, dei Servizi di salute mentale e del privato sociale e, sui rischi dell‘azzardo, per gli esercenti dei giochi».

Per ridurre il rischio di dipendenza la campagna propone anche di definire un complesso di limitazioni, divieti e obblighi connessi ai luoghi del gioco: tempo minimo di partita, presenza di orologi nelle sale, limiti per il fumo identici a quelli vigenti in tutti gli altri locali. In più, si richiede l’armonizzazione del prelievo fiscale per i diversi giochi, oggi tassati «in modo spesso radicalmente, e ingiustificatamente, differente». La campagna, ha affermato il portavoce don Armando Zappolini, «è pronta a cooperare con l‘intergruppo parlamentare appena costituito per avere, finalmente, una legge sul gioco d’azzardo degna di questo nome».

10 luglio 2013

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