“Gemelli insieme”, la serata conclusiva con la musica di Nicola Piovani

Nel piazzale antistante l’ospedale la serata con il premio Oscar e i musicisti del Sistema delle orchestre e dei cori giovanili e infantili in Italia. Con loro il Coro voci bianche e il Coro mani bianche di Lorena Leonardi

Quando si dispongono sul palco tra gli strumenti, precisi come atomi obbedienti alle leggi della fisica, i ragazzi del Sistema delle orchestre e dei cori giovanili e infantili in Italia onlus non dimostrano la loro età. Sono accompagnati, a destra, dal Coro voci bianche diretto da Cristina Calzolari e, a sinistra, dal Coro mani bianche diretto da Paola Garofalo. A guidarli, per la seconda volta dopo il concerto al Senato, il premio Oscar Nicola Piovani: nella mano destra la bacchetta, le dita dell’altra accarezzano in aria i tasti di un pianoforte, forse pizzicano corde invisibili. Erano più di cento, nella serata di ieri, lunedì 7 luglio, i ragazzi dai 10 ai 18 anni sul palco allestito nel piazzale antistante il Gemelli: si sono esibiti nel concerto di chiusura di “Gemelli insieme”, il ciclo di celebrazioni per i cinquant’anni di vita del policlinico.

«Tante storie di vita si sono intrecciate tra queste mura», ha ricordato la conduttrice Milly Carlucci rievocando l’inaugurazione, il 10 luglio 1964, della struttura ospedaliera sorta su una collina di periferia per volere di padre Agostino Gemelli, che definiva il progetto «il sogno dell’anima mia». Sogno che nel tempo è cresciuto, si è consolidato e ancora oggi, spiega Franco Anelli, rettore dell’Università Cattolica, non dimentica di «indirizzare l’attività di ricerca verso modalità sempre compatibili con la dignità umana». Quando presenta il francobollo ordinario tematico, la presidente di Poste Italiane Luisa Todini sottolinea che l’omaggio filatelico, «con 2 milioni e 700mila di tiratura, è dedicato alle 4.200 persone che lavorano qui».

La statua di san Giovanni Paolo II è abbracciata dalla folla, come un pastore circondato dal suo gregge, i balconcini e le finestre dei reparti affacciati sul piazzale gremito illuminato da una luna velata sono palchetti di un teatro a cielo aperto. Per i degenti è una serata speciale, «da qui c’è la prospettiva migliore», sorride qualcuno affacciato alla finestra. I ragazzi del Sistema delle orchestre e dei cori giovanili e infantili in Italia onlus incantano il pubblico: «Non cerchiamo vetrine ma costruiamo percorsi di vita», dichiara Roberto Grossi, presidente del Sistema ispirato all’esperienza sociale realizzata dal maestro José Antonio Abreu in Venezuela, che sta offrendo anche nel nostro Paese l’opportunità di educare attraverso la musica bambini e ragazzi, in particolare se vivono situazioni di disagio culturale, economico, fisico e sociale. Il progetto, prosegue Grossi, «che in Italia ha 55 nuclei ed è stato importato dal maestro Claudio Abbado, ha aperto orizzonti di speranza per migliaia di bambini e di famiglie. Portiamo la musica dove c’è disagio, rendendola un’occasione unica per tirare fuori l’energia. Traduciamo la disperazione in forza e senso di comunità. La musica è ponte per la liberazione dell’animo. Quando hanno 3, 4 anni, i nostri bambini costruiscono violini di carta. Imparano che il più grande aiuta il più piccolo. L’orchestra è comunità, ascolto, rispetto e impegno».

Le note si diffondono in un’atmosfera quasi magica: Béla Bartòk, Johannes Brahms, “Nel blu dipinto di blu” di Modugno. La suite de “La vita è bella”, che a Piovani è valsa l’Oscar, viene accolta da un leggero boato in segno di familiarità. I ragazzi disabili del Coro mani bianche, che «cantano» con le mani guantate, disegnano suoni e farfalle con le vibrazioni delle dita: «contagiata», la platea «diventa mani» insieme a loro in una sintesi di voce e gestualità. Piovani, il cui corpo per tutta la sera viene attraversato dalla musica, sottolinea «quanto sarebbe preziosa l’educazione musicale nelle scuole, non solo per la musica e per la cultura ma anche per la civiltà in sé. Poche cose sono formative come l’esperienza di “suonare insieme”». L’orchestra, prosegue il maestro, è «fin da bambini, in qualche modo un antidoto all’individualismo e un incentivo alla socialità, alla relazione con il prossimo, a tenere conto l’uno dell’altro per suonare insieme e per vivere insieme». Per il premio Oscar «sanità e cultura sono gli elementi dai quali possiamo giudicare un Paese. So che è difficile, ma i politici servono a risolvere le questioni complesse. Per i proclami e le questioni di principio esistiamo già noi, gli artisti», conclude Piovani, mentre la luna si svela e qualche finestra inizia a spegnersi.

8 luglio 2014

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