Ferretti, visionario tra fede e poesia

Esce “Saga”, dell’ex leader dei Cccp, sessantenne emiliano, punk cattolico, voce viscerale dei drammi della nostra epoca. Il vertice estremo della sua produzione forse in “Cronaca divina” di Walter Gatti

Ogni tanto il nome di Giovanni Lindo Ferretti fa capolino sulle pagine dei giornali, nei siti web dedicati alla musica rock più d’avanguardia, sui media televisivi. Questa volta l’occasione è data dall’uscita di un suo nuovo lavoro, “Saga- Il canti di canti”, che è un lavoro di epica appenninica, dove tutto ruota attorno al rapporto tra uomini, cavalli, natura e destino.

Ogni volta che il nome di Ferretti riemerge – essere stato il leader della più importante e folle punk band italiana, i CCCP gli permette imperitura attenzione – torna a circolare la sua storia di uomo, di sessantenne emiliano nato sull’Appennino, lanciato nei tempi di una contestazione feroce, riemerso con mille dubbi sulle ideologie vincenti, ritrovato in una fede fortemente affascinata dal messaggio di Papa Benedetto XVI.

Ma chi è davvero questo Ferretti? Un punk cattolico, un “reduce” (come dal titolo di un suo celebre libro-confessione), una voce viscerale per raccontare i drammi e le insensatezze di un’epoca in cui l’ideologia e la non cura di sé hanno creato mostri, guerre, dipendenze, assuefazioni da televisione e povertà.

Intervenendo in una festa di piazza a Roma, nel 2009, disse: «Da giovane frequentavo le piazze. Ogni sabato pomeriggio, per qualche anno, sono sceso in piazza a manifestare: occasioni internazionali, nazionali, locali, non mancavano. C’era sempre una bastarda repressione da contrastare, una nobile causa da sostenere. Certo non sono stato né il primo né l’ultimo che, nell’assoluta convinzione di essere libero, padrone della propria esistenza e votato alla miglior causa, si è ritrovato poi a constatare l’infinita distanza, spesso la netta contrapposizione, tra la realtà e le parole usate per comprenderla e raccontarla. Tra la complessità del vivere e la sua riduzione a sequela rancorosa e lineare, tra il mistero della vita e la lista delle rivendicazioni. Convinto di luccicare di verità e di libertà mi sono ritrovato a proteggere l’oppressione e servire la menzogna. È stata la guerra che ha distrutto la Jugoslavia a travolgermi: la realtà e l’ideologia che avrebbe dovuto decodificarla erano inconciliabili. Anzi, l’ideologia che sostenevo era un peggiorativo dell’esistente. Un po’ come chi semina vento, raccoglie tempesta e si rammarica per il maltempo. A Mostar, ridente cittadina europea a vocazione turistica, travolta dall’odio e dal sangue, la realtà si presentava in forma beffarda. La linea del fuoco, cannoneggiata, bombardata, cecchinata, era il “viale della pace e della fratellanza tra i popoli”: il dogma dell’internazionalismo socialista e la bandiera del pacifismo. Sono stato costretto a guardare la realtà con i miei occhi, ad ascoltare con le mie orecchie, a toccare con mano. Mi sono ricordato che, da qualche parte, c’era un cuore e, per quanto maltrattata, avevo un’anima. Così ero stato allevato e ben educato: era il caso di ricominciare da lì. Trovarmi altri maestri, nuovi insegnanti, vecchi insegnamenti».

Quali maestri? Quando Giovanni Lindo ha dichiarato la sua fede ritrovata al quotidiano “Il Foglio”, il mondo “colto” è inorridito. Quando ha fatto una comparsa al Meeting di Rimini, ancora peggio. Quando ha citato Ratzinger, molti l’hanno depennato. Eppure nei ultimi anni il suo ritorno in concerto ha visto i Palasport di mezza Italia affollarsi, segno che in un qualche modo il suo nome e la sua proposta musicale è rimasta “credibile” per tanti più o meno giovani appassionati di rock alternativo, gente che forse non sa nemmeno che in Italia esiste un Papa.

Ferretti è il grande visionario della musica italiana. Nessuno come lui ha vissuto da uomo un percorso cosi intenso, serrato, antinomico eppure saldamente legato alle radici della terra, della vita, del senso disperato delle cose. Lui, che cantava “Juri spara” ed “Emilia Paranoica”, ma che anche nei centri sociali si permetteva di intonare Madre Di Dio e dei suoi figli, madre dei padri e delle madri, Madre oh Madre mia, l’anima mia si volge a te….

Difficile inquadrarlo, impossibile definirlo: sembra che quella che potremmo chiamare sua poesia, oppure suo grido, scappi sempre dal tentativo di classificazione. Di tutte le cose da lui incise, una forse è il vertice estremo di poesia, dramma, carnalità, spiritualità, resurrezione, “Cronaca divina”, ultimo pezzo di un disco del 2009, “Ultime notizie di cronaca” (inciso con i PGR, cioè Per Grazia Ricevuta). È una canzone di morte e resurrezione:

Mentre una scintilla
Instilla d’acqua e sangue
Feconda la storia
Piaghe e gloria
Il mio Signore muore sulla Croce
È la vita che vive
Ciò che la precede
La segue e sopravanza
Non una sentenza ma il mistero
L’amore
Il bello
Il vero
Ci sono io se tu ti curi di me?
Eli eli lama sabactani

Questo è Giovanni Lindo Ferretti. Musicista punk, uomo di cavalli e natura, credente.

14 maggio 2013

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