Favretto, Fascino e seduzione al Chiostro del Bramante

Il più grande pittore veneto del XIX secolo in mostra a Roma con delle opere che delineano il contesto storico, economico, politico e sociale della Venezia ottocentesca di Francesca Romana Cicero

In una stagione capitolina in cui gli eventi artistico-culturali che si susseguono diventano anche eventi mondani – compresa l’apertura di nuovi spazi museali-, grazie anche ad importanti campagne pubblicitarie, l’impressione che si ricava dalla scelta operata dal Chiostro del Bramante è quella di aver privilegiato l’eleganza più che la notorietà del pittore presentato e il conseguente facile richiamo dei visitatori. Eleganza dell’allestimento e dello stile di Giacomo Favretto ((Venezia 1849-1887), il più grande pittore veneto della seconda metà dell’800.

Al pittore dall’ «apparenza meschina, piccino, timido, trasandato», che tuttavia con quel suo stile arguto, sovente ironico e familiare, seppe affascinare il re e i collezionisti del tempo, è dedicata la mostra Fascino e seduzione. Al curatore Paolo Serafini chiediamo di accompagnarci alla scoperta di questo pittore che unisce Roma e Venezia, città presso la quale la mostra farà tappa al Museo Correr.

Perché questa mostra e la scelta del Chiostro del Bramante come spazio espositivo?
Il Chiostro del Bramante è non solo un luogo bellissimo di per sé, ma un luogo molto adatto alle esposizioni di artisti dell’800. Il suo alternarsi di sale piccole e grandi saloni permette di ricostruire con esattezza il percorso artistico dei pittori di quel tempo, che alternavano le esposizioni presso le Società promotrici, realizzate in piccole sale per un pubblico di amatori, alle grandi Esposizioni nazionali, realizzate in grandi e ampi saloni. Ma al di là della scelta del luogo è importante sottolineare la volontà di presentare Favretto a Roma per contribuire a mettere in discussione un altro dei grandi pregiudizi relativi alla pittura italiana del secolo XIX, ovvero quello della provincializzazione delle scuole e degli artisti.

Con quale criterio sono state selezionate le opere di Favretto e quelle degli altri artisti che le affiancano?
Il criterio è stato quello storico artistico e scientifico finalizzato a presentare una panoramica esaustiva della produzione del pittore, dagli esordi accademici fino all’Esposizione di Venezia del 1887. Poichè è la prima mostra monografica dedicata all’artista, il criterio cronologico, che accompagna il visitatore lungo il percorso delle sale, si sostanzia nella esposizione di tutte le opere più importanti di Favretto, molte delle quali presentate alle maggiori esposizioni del tempo, escludendo bozzetti e studi. Le opere che le affiancano sono state selezionate in base al criterio di metodo della contestualizzazione, in modo da ricreare e far conoscere al visitatore il contesto storico, economico, politico e sociale della Venezia della seconda metà dell’800.

Favretto era molto apprezzato dai contemporanei. Quali sono le ragioni della mancata mostra monografica?
Ciò è dipeso sia dalla rarità delle opere (muore giovanissimo a 38 anni), sia perché la maggior parte di esse sono custodite in collezioni private. Lunghi anni di lavoro e ricerca hanno permesso di realizzare questa monografica e di comprendere l’operato del vero rinnovatore della pittura veneziana di quel periodo, che traghetta (è proprio il caso di dirlo) la pittura dalla situazione stagnante della pittura accademica e di storia alla maniera moderna.

La sua è una pittura intimista, quotidiana, piacevole…
La vita quotidiana a Venezia è la grande protagonista della pittura di Favretto. Scene quotidiane di interno, la moglie di un pittore ingelosita, che sbircia dietro la porta la modella, tre donne si rizzano in piedi sulle sedie terrorizzate dall’apparizione di un sorcio, una nobile veneziana acquista due polli in un campo soleggiato, e ancora l’estrazione del lotto, il mercato del sabato in Campo S. Polo, le lavandaie che stendono i panni bianchi al sole.

Nella tavolozza dei colori si evidenzia il colore rosso: a quale simbolismo rimanda?
Nessun simbolismo è sotteso. Il colore è unicamente una cifra cromatica distintiva, quasi una seconda firma, tipica della grande tradizione colorista veneziana, che viene riadattata e utilizzata da Favretto come un filo connettivo che lega quasi tutte le sue opere.

Nel curare l’esposizione Lei si è rifatto ad un progetto di rinnovamento della didattica museale e delle mostre di stampo inglese, che prevede, “a sorpresa”, la breve illustrazione al visitatore occasionale di un quadro: quale è l’intento di quest’operazione e le modalità?
Il curatore, o altro storico dell’arte da lui designato ,”a sorpresa” – mentre i visitatori fruiscono liberamente le opere-, si mette di fronte a un dipinto e ne parla in maniera diffusa per dieci minuti. Poi saluta e va via, lasciando nel pubblico la suggestione, l’impressione e la consapevolezza di quali e quanti livelli di lettura possano esserci dietro alla superficie di ogni dipinto, attivando in lui curiosità, attenzione e volontà di scoprirli anche nelle restanti opere in mostra.

Il progetto è stato da Lei avviato illustrando proprio una “lezione”, ovvero il dipinto “Lezione di anatomia”. Come ha effettuato questa scelta?
La lezione di anatomia è il dipinto presentato da Favretto a Brera nel 1873, molto lodato dalla critica, e costituisce il punto di partenza del rinnovamento della pittura veneziana del periodo. Ha almeno tre livelli di lettura: il primo, evidente dalla superficie pittorica, è la descrizione della scena; il secondo, storico, permette di identificare i personaggi raffigurati; il terzo, storico artistico, permette di apprezzare i modelli e i maestri attivi nel processo di rinnovamento.

L’ultima domanda, quella di rito: Come incuriosire il visitatore occasionale “romano e non” ad accostarsi a questo pittore, superando la falsa credenza che l’800 sia caratterizzato solo dall’impressionismo o che esso solo sia godibile?
Non è mai stato messo in discussione il pregiudizio in base al quale la modernità pittorica dell’800 passa obbligatoriamente per Parigi e tutto ciò che non è impressionismo non è moderno. In realtà ogni periodo storico è tessuto in maniera complessa e articolata e ci sono sempre molte forze contemporaneamente in gioco. Non si tratta di decidere quale pittura sia migliore, si tratta di restituire al pubblico l’immagine di un periodo storico dove non c’era solo l’impressionismo.

Giacomo Favretto c/o il Chiostro del Bramante, Via della Pace. Fino all’11 luglio 2010. Curatore della mostra: Paolo Serafini. Catalogo: Silvana euro 29,00. Orari: martedì – domenica 10.00-20.00. Lunedì chiuso.(La biglietteria chiude un’ora prima). Biglietto: Ridotto il martedì per tutti €7,50; Intero €10,00; Ragazzi (dai 14 ai 18 anni ) € 7,50; Bambini (dai 4 ai 13 anni) € 4,50; Gruppi (min.15 max 25 persone) durante la settimana € 7,50 durante il fine settimana € 9,00; Scuole € 4,50. Per i gruppi e le scuole la prenotazione è obbligatoria. Info: Tel. 06 688090

1 giugno 2010

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