Emergenza azzardo, le proposte della Regione

Con 718 sale slot, tra cui la più grande d’Europa, Roma è la Capitale italiana del gioco. Presente le norme approvate dalla Pisana, tra cui sostegno ai negozi “Slot free”, Osservatorio e Piano integrato di Alberto Colaicomo

Le famiglie del Lazio spendono per il gioco d’azzardo più di quanto spendano per riscaldare le loro abitazioni e tanto quanto occorre per le cure mediche. Slot machine, gratta e vinci, scommesse, videopoker e concorsi a premi rappresentano il 12% della spesa per consumi e il 4,5% del Pil laziale, e fanno della regione la terza del Paese per fatturato in concorsi a premi, malgrado sia la sesta per popolazione residente. Roma poi è la Capitale italiana del gioco d’azzardo, con 718 sale slot, tra cui la più grande sala europea con una capienza di 900 postazioni di gioco, mentre Latina è la provincia in cui il gioco è più diffuso tra la popolazione, con una spesa di 1.668 euro all’anno per abitante, seguita da Frosinone (1.530), Roma (1.386), Viterbo (869) e Rieti (848).

Numeri preoccupanti, che chiamano le forze sociali a una mobilitazione senza precedenti. Per questo ieri, giovedì 27 febbraio, l’assessore alle Politiche sociali della Regione Lazio, Rita Visini, ha convocato l’assemblea pubblica “Con l’azzardo non si gioca”. Di fronte a oltre duecento delegati provenienti da tutti i distretti socio-sanitari laziali e con la rappresentanza delle maggiori realtà del volontariato e del terzo settore, l’assessore Visini e la consigliera di opposizione Olimpia Tarzia hanno presentato le iniziative regionali per arginare il fenomeno, tutte votate dal Consiglio all’unanimità. Anzitutto la legge 5 del 2013, che ha introdotto criteri per la regolamentare l’apertura degli esercizi commerciali e che prevede il sostegno ai gestori che rinuncino a installare macchine mangiasoldi, introducendo anche il marchi “Slot free-RL” per quei locali che non hanno le apparecchiature per il gioco d’azzardo. La legge prevede inoltre la realizzazione di un Osservatorio sul fenomeno e un Piano integrato socio-sanitario per il contrasto, la prevenzione e la riduzione del rischio della dipendenza.

La seconda misura presentata riguarda invece la Rete regionale degli sportelli “no slot”: 51 punti di ascolto e accoglienza rivolti alle vittime del gioco d’azzardo patologico su tutto il territorio regionale. Gli sportelli, per i quali la Regione ha stanziato un milione di euro, entreranno in funzione in ognuno dei 15 municipi di Roma Capitale e in ciascuno degli altri 36 distretti socio-sanitari della Regione, e saranno affiancati anche da un numero verde a disposizione dei cittadini che hanno bisogno di informazioni pratiche sui servizi di contrasto alle ludopatie.

«Il gioco d’azzardo è un’autentica emergenza sociale» ha spiegato l’assessore Rita Visini, perché «la disperazione causata dalla crisi economica spinge al gioco soprattutto i più poveri, i disoccupati, i pensionati, così come fortemente a rischio sono i giovanissimi, attratti dalle sirene delle vincite. Con la rete degli sportelli no slot vogliamo dare un segnale forte nella lotta alle ludopatie e dare una prima attuazione alla legge contro il gioco d’azzardo patologico approvata all’unanimità dal Consiglio regionale lo scorso luglio». La consigliera Olimpia Tarzia, vice presidente della Commissione cultura e prima firmataria della legge, ha parlato del provvedimento approvato all’unanimità come «esempio di buona politica che verrà ripreso anche da altri enti italiani, malgrado le competenze per regolamentare il settore siano soprattutto affidate alle leggi nazionali».

A presentare i dati sulla realtà regionale è stato il sociologo Maurizio Fiasco, consulente della Consulta delle fondazioni antiusura, che ha definito le attuali scelte del governo «uno strappo rispetto alla cultura del Paese, che aveva una delle più alte propensioni al risparmio nel mondo e che ha sempre considerato l’azzardo un disvalore». Il direttore della Caritas diocesana di Roma, monsignor Enrico Feroci, oltre a testimoniare l’impegno della Chiesa per sostenere le vittime e i familiari, ha sottolineato l’importanza della sensibilizzazione per le nuove generazioni, evidenziando come esistano oltre duemila App e programmi per computer e smartphone, scaricabili gratuitamente, dedicati ai bambini, «che rendono familiare la cultura del gioco già a 4 anni». Per monsignor Feroci «è necessario che alziamo la voce contro uno Stato schizofrenico, che oltre a favorire la cultura del gioco, cerca di rimuovere i problemi reali che questo comporta». Il direttore Caritas ha annunciato inoltre che il prossimo 29 marzo, nella parrocchia di San Romano Martire, la Caritas promuove un seminario di approfondimento dedicato in modo particolare ai sacerdoti a cui interverranno il vescovo ausiliare Guerino Di Tora e il sociologo Maurizio Fiasco.

28 febbraio 2014

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