Donazione organi, educazione nelle scuole

“I giovani per la vita”: la campagna per bambini e adolescenti dell’Agenzia regionale del Lazio per i trapianti di Angela Napoletano

“Le Matite Colorate” cantano per i diritti umani

È difficile accettare la morte di una persona cara. Ma sapere di poter far rivivere una sua piccola parte – cuore, fegato, reni, cornee – in chi sta perdendo la vita lentamente, giorno dopo giorno, perché in attesa di un trapianto che potrebbe non arrivare mai, è un pensiero che può aiutare. «La donazione degli organi è un gesto che regala speranza, che dà vita» dice Carlo Umberto Casciani, presidente dell’Agenzia regionale del Lazio per i trapianti (Art). Che tuttavia avverte: «Le autorizzazioni all’espianto sono troppo poche, prigioniere di quell’irrazionalità emotiva che può essere superata solo con la cultura». E in particolare, con l’educazione al dono di sé.

Il pensiero di Casciani va alle nuove generazioni rappresentate, giovedì, dai bambini che nella sala Di Liegro di Palazzo Valentini hanno partecipato alla presentazione della giornata “I giovani per la vita”, l’evento di musica e spettacolo (in calendario per il prossimo 14 dicembre al Santuario del Divino Amore) che l’Agenzia laziale per i trapianti ha organizzato con il patrocinio del ministero della Pubblica Istruzione, del Comune e della Provincia di Roma per promuovere la cultura della donazione degli organi.

La giornata di venerdì prossimo sarà l’epilogo di una maratona che, per mesi, ha portato gli esperti dell’Art in 9 scuole superiori della Capitale e dell’area dei Castelli romani a spiegare quanto sia importante donare gli organi. Grafici e slides alla mano, i medici dell’Ente regionale per i trapianti hanno, per esempio, spiegato ai ragazzi che tra gennaio e ottobre 2007, nel Lazio, i donatori effettivi sono stati solo il 41,8% di quelli potenziali segnalati alle Asl. I casi in cui si sarebbe potuto effettuare l’espianto (possibile solo per chi muore nei reparti di rianimazione degli ospedali) sono stati infatti 172. Di questi, però, 50 hanno detto “No”. E per 37 è stata accertata la non idoneità clinica.

Al di là dei numeri che, pure, quantificano l’idea di un’emergenza che, spiega Casciani, «riguarda tutti gli organi ma in particolare cuore e fegato», il messaggio confezionato dall’Art per gli studenti è centrato sul valore della vita, sul significato religioso del donarsi e sul concetto di solidarietà sociale. «Siamo usufruttuari del nostro corpo – dice il presidente dell’Agenzia –, quando perdiamo la vita è bene che torni a chi ne ha bisogno». Ma come è stato accolto questo messaggio dai ragazzi delle scuole coinvolte dalla campagna 2007 “Cultura dei trapianti”? I liceali dell’istituto Leonardo Murialdo di Albano laziale «hanno partecipato con entusiasmo ai dibattiti – racconta la preside, Liliana Giglio – e ascoltato con grande attenzione». Al termine degli incontri «qualcuno ha fatto chiaramente capire che donerebbe i propri organi», dice la dirigente. Che aggiunge: «non so quanti di loro avessero in tasca il tesserino di dichiarazione sulla volontà di donazione, ma ho visto uno studente che ne ha disegnato uno per poi, simbolicamente, infilarselo in tasca».

Anche se il discorso sul trapianto degli organi non può prescindere dal pensiero della morte («portare il tesserino in tasca – dice Claudio Cecchini, assessore alle Politiche sociali – può far sì che si tragga del buono da qualcosa di spiacevole») l’esperienza dell’Art insegna che l’educazione alla donazione può essere fatta anche ai più piccoli. Il progetto “I giovani per la vita” ha infatti coinvolto anche i bambini della scuola elementare Sacro Cuore di Gesù di Roma invitati a riflettere, seppure attraverso un semplice disegno o un breve tema, sull’importanza di donare agli altri qualcosa – qualsiasi cosa – di proprio. «L’educazione al dono si sé – spiega suor Paola D’Auria, testimonial della campagna – comincia da queste piccole cose. Impareranno più tardi cosa significhi dare la vita».

7 dicembre 2007

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