«Don Andrea, testimone di una Chiesa viva»

Due anni fa l’omicidio in Turchia del sacerdote romano. A Trabzon il ricordo con i vescovi Vincenzo Paglia e Luigi Padovese di Danilo Paolini (Avvenire)
Una preghiera inedita da Avvenire

Già due anni. Era il pomeriggio del 5 febbraio 2006, una domenica, quando don Andrea Santoro fu ucciso mentre pregava, inginocchiato all’ultimo banco della chiesa di Santa Maria a Trabzon ( Trebisonda), in Turchia. Oggi – 5 febbraio 2008 -, in quella stessa parrocchia che dirigeva, il sacerdote romano sarà ricordato con una messa dalla piccola comunità cristiana locale e da altri fedeli provenienti da altre zone dell’Anatolia. Ci sarà la sorella Maddalena, concelebreranno monsignor Vincenzo Paglia e monsignor Luigi Padovese, vicario apostolico dell’Anatolia.

Aveva 60 anni, don Andrea, molti passati in quella terra, così ricca di radici cristiane eppure oggi così “difficile” per i pochi fedeli di Gesù, spesso sorda al messaggio di pace e di fratellanza portato dalla Chiesa. Fu un ragazzino appena sedicenne, in nome del fanatismo o di chissà cosa, a macchiarsi del suo sangue impugnando una pistola. La giustizia turca lo ha condannato a 18 anni di carcere, però non ha nemmeno indagato sulla possibilità che la sua mano sia stata armata da mandanti. Magari gli stessi che potrebbero aver commissionato l’omicidio di Hrant Dink, giornalista e scrittore che si batteva per i diritti delle minoranze, ucciso a Istanbul all’inizio dello scorso anno da un altro killer giovanissimo, proveniente anche lui da Trabzon.

Ma la famiglia di don Santoro non è mai voluta entrare nelle questioni giudiziarie. Già il giorno del funerale di quel figlio e fratello tanto amato, l’anziana mamma Marietta Polselli e le sorelle Imelda e Maddalena avevano perdonato il sicario, «essendo anche lui un figlio dell’unico Dio che è amore». Di quell’amore e per quell’amore è vissuto e morto don Santoro. Lo testimoniano una volta di più i due scritti inediti che pubblichiamo in questa pagina. Spiega monsignor Padovese: «Don Andrea ha dato con la sua vita la testimonianza di una Chiesa, quella turca, che è viva e mantiene profon¬de radici nella storia, nonostante le difficoltà».

Diversi anche i momenti di ricordo e di raccoglimento a Roma. Domenica scorsa, a Santa Cecilia in Trastevere, si è svolta una celebrazione eucaristica presieduta dal direttore della Caritas diocesana monsignor Guerino Di Tora, seguita dall’esecuzione dell’opera di musica sacra “Donum Fidei”, scritta “per don Andrea Santoro martire a Trebisonda” dal maestro Mirco De Stefani. Oggi – 5 febbraio 2008 -, invece, il prete «che aveva preso tremendamente sul serio Gesù Cristo», come disse il cardinale Camillo Ruini officiando il rito funebre, sarà ricordato nelle parrocchie romane.

In quella dei Santi Fabiano e Venanzio a Villa Fiorelli, dove don Andrea fu parroco, sarà benedetta una lapide in sua memoria posta sulla facciata della chiesa e celebrerà monsignor Khaled Akasheh, del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso.

Nell’altra parrocchia che fu affidata a don Santoro, quella dedicata a Gesù di Nazareth al Tiburtino, la celebrazione sarà presieduta dal vescovo ausiliare Enzo Dieci.

5 febbraio 2008

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