Diritti nella comunicazione, c’è molto da imparare

L’appoggio del capo dello Stato sui diritti delle donne nella rappresentazione mediatica fa ben sperare. Un esercizio di democrazia matura: cercare la strada per il rispetto di tutte le sensibilità di Elisa Manna

Qualche giorno fa guardavo ridendo in tv l’abile imitazione di Bossi realizzata da uno dei nostri migliori comici e imitatori: l’imitazione era azzeccata ed evocava immediatamente l’uomo politico. Tuttavia, accanto a me, mio marito, che è medico, scuoteva la testa; e certo non perché non tollerasse una pantomima su Bossi. No, il fatto è che, da medico, riconosceva nella smorfia della faccia del Bossi imitato l’insulto dell’ictus che lo ha colpito tempo fa.

E lui trovava che non è bello ridere di una deformità che nasce dalla sofferenza, dal dolore, da una malattia. La cosa mi ha molto colpito perché malgrado io mi occupi per professione di salvaguardare le diverse sensibilità nel campo dei media, davvero a questa cosa non avevo pensato.

Allora ho capito che quando io inorridisco di fronte a un comico che ironizza sulla Camusso perché neanche con una farfallina tatuata può somigliare a una nota show girl, lo faccio perché ho avuto modo negli anni di far crescere la mia consapevolezza di persona e di donna e che se proprio devo fare ironia su queste due donne metterei la show girl nel ruolo di quella che neanche con una cura può avere un cervello simile a quello di una donna che, simpatica o no, condivisibile o no, dimostra di avere intelligenza e carattere da vendere. E, mi sono detta, il campo della difesa delle diverse sensibilità nei media è un campo che richiama ad un percorso di consapevolezza antropologica in cui siamo tutti dei principianti.

In questi giorni intorno all’8 marzo è un fiorire di manifestazioni e molte hanno messo al centro del dibattito l’immagine femminile nei media: le donne sembrano non poterne più di essere rappresentate come oche giulive poco vestite. È un’immagine che le umilia e che non dà conto della crescita delle donne nei campi dell’istruzione, del lavoro, del sociale. E questo malgrado le condizioni fossero, e siano tutt’ora, tutt’altro che favorevoli.

Nella cerimonia che il presidente Napolitano dedica al Quirinale a festeggiare tutte le donne – in occasione di una data che, è bene ricordarlo, non è una celebrativa e ariosa giornata profumata di mimose, ma il ricordo di una tragedia sul lavoro di donne – si è respirata un’atmosfera di concreta solidarietà, di vicinanza al mondo femminile, con la signora Clio mescolata tra le donne presenti.

L’appoggio del presidente sui temi dei diritti delle donne nella rappresentazione mediatica è stato fattivo e pubblico e fa ben sperare. Ma è certo che le sensibilità, come ricordavo all’inizio di quest’articolo, sono tante e diverse e sarà un buon esercizio di democrazia matura cercare insieme la strada per il rispetto di tutte.

8 marzo 2012

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