Dialogo con ottimismo e speranza

L’auspicio espresso da Benedetto XVI in apertura del viaggio in Turchiadi Pietro Mariani

Dalla Turchia il profilo del pontificato da Agenzia Sir

Un appello «alla vigilanza della comunità internazionale» affinché dispieghi «tutti gli sforzi necessari per promuovere, tra tutte le parti in causa, il dialogo», è stato rivolto da Benedetto XVI durante l’incontro ad Ankara con gli ambasciatori accreditati presso la Repubblica di Turchia, nella prima giornata del suo viaggio apostolico. Un viaggio molto atteso, aperto dall’incontro con il premier turco Erdogan in una sala dell’aeroporto di Ankara. Il pensiero del Papa è andato, in particolare, al conflitto del Medio Oriente e allo sforzo di «ricostruzione della pace in Libano» nel quale e impegnata anche la Turchia. Soffermandosi quindi sul «regime di laicità» del Paese, «che distingue chiaramente la società civile e la religione, così da permettere a ciascuna di essere autonoma nel proprio ambito, sempre rispettando la sfera dell’altra», Benedetto XVI ha rammentato che «la Costituzione turca riconosce ad ogni cittadino i diritti alla libertà di culto e alla libertà di coscienza». «Mi auguro – è l’auspicio del Pontefice – che i credenti, a qualsiasi comunità religiosa appartengano, continuino a beneficiare di tali diritti, nella certezza che la libertà religiosa è una espressione fondamentale della libertà umana e che la presenza attiva delle religioni nella società è un fattore di progresso e di arricchimento per tutti».

Il Papa ha poi affermato che «la vera pace ha bisogno della giustizia e del dialogo». Per il Pontefice, di fronte allo «sviluppo recente del terrorismo e all’evoluzione di certi conflitti regionali», occorre «rispettare le decisioni delle Istituzioni internazionali ed anzi sostenerle», ma ciò «rimane, tuttavia, insufficiente se non si giunge al vero dialogo, cioè alla concertazione tra le esigenze delle parti coinvolte, al fine di giungere a soluzioni politiche accettabili e durature, rispettose delle persone e dei popoli».

Quanto alla comunità cattolica, Benedetto XVI ha sottolineato che è «poco numerosa ma molto desiderosa di partecipare nel modo migliore allo sviluppo del Paese, specialmente attraverso l’educazione dei giovani, e l’edificazione della pace e l’armonia tra tutti i cittadini». Il Pontefice ha parlato del «ruolo positivo» che possono svolgere «le religioni in seno al corpo sociale», a condizione che «non cerchino di esercitare direttamente un potere politico, poiché a questo non sono chiamate», e rinuncino «a giustificare il ricorso alla violenza come espressione legittima della pratica religiosa». Richiamando l’importanza di «un dialogo autentico tra le religioni e tra le culture», per «conoscersi meglio e rispettarsi reciprocamente», Benedetto XVI ha ribadito la propria «stima per i musulmani», invitandoli a «continuare ad impegnarsi insieme, grazie al reciproco rispetto, in favore della dignità di ogni essere umano e per la crescita» della società.

Salutando il presidente del Direttorato degli affari religiosi della Turchia, il Papa ha detto che occorre «affrontare il dialogo interreligioso e interculturale con ottimismo e speranza. Esso non può essere ridotto ad un extra opzionale: al contrario», è «una necessità vitale, dalla quale dipende in larga misura il nostro futuro». «I cristiani e i musulmani – ha spiegato il Papa – seguendo le loro rispettive religioni, richiamano l’attenzione sulla verità del carattere sacro e della dignità della persona. È questa la base del nostro reciproco rispetto e stima, questa è la base per la collaborazione al servizio della pace fra nazioni e popoli, il desiderio più caro di tutti i credenti e di tutte le persone di buona volontà». Richiamando l’insegnamento del Concilio Vaticano II, il Pontefice ha sottolineato che «i cristiani e i musulmani appartengono alla famiglia di quanti credono nell’unico Dio e che, secondo le rispettive tradizioni, fanno riferimento ad Abramo».

L’obbligo ad approfondire il dialogo, sulla scia tracciata dal Concilio Vaticano II, è stato ribadito nell’incontro con il presidente per gli affari religiosi turchi, Alì Bardakoglu: «Il dialogo è per servire Dio e l’umanità. Il documento conciliare sulle religioni ha aperto una pagina nuova», ha detto il Papa, che ha ricordato l’origine «abramica» delle tre religioni parlando di «sottomissione all’unico Dio e alla sua volontà». «Seguiamo la vita religiosa dei musulmani», ha poi aggiunto Benedetto XVI, parlando del recente messaggio inviato all’Islam per la fine del Ramadan, in cui si sottolineava una comune «rinuncia al materiale per l’apertura allo spirituale. Il dialogo, nella ferma aderenza nella propria fede, è uno strumento di incontro tra le religioni».

Tra i momenti significativi della giornata d’apertura del viaggio apostolico in Turchia, che si concluderà venerdì, la visita al mausoleo di Ataturk, fondatore della repubblica turca. «In questa terra punto di incontro… faccio volentieri mie le parole del fondatore Ataturk: pace nel mondo». È il passaggio finale del messaggio che il Papa ha scritto, in lingua inglese, sul libro d’oro del mausoleo; sulla tomba ha deposto una corona di fiori, recante la scritta “Papa Benedict XVI”. Il Papa si è trattenuto per qualche momento in raccoglimento davanti alla tomba, formata da un unico blocco di pietra di oltre 40 tonnellate e contenuta all’interno del mausoleo, che per forma richiama quella di un tempio greco. Gli interni sono tutti rivestiti in marmo verde e mosaici d’oro.

29 novembre 2006

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