Di Berardino (Cgil): «Scelte urgenti per il lavoro»

In tutta la regione si contano più di 500mila precari, di cui 50mila già fuori dal mercato, e oltre 145mila “scoraggiati”. Il segretario generale della Cgil di Roma e Lazio chiede l’intervento delle istituzioni di Graziella Melina

Nel Lazio nel settore pubblico e privato sono «precarie più di 500mila persone. Oltre 230mila sono iscritte negli uffici di collocamento. Più di 150mila hanno già esaurito la cassa integrazione e si avviano al licenziamento. Di queste, circa 50mila sono già fuori dal mercato del lavoro. Ci sono poi i cosiddetti “scoraggiati” e sono intorno a 140-145mila. In totale più di 1milione di persone oggi vive con una retribuzione che va da 0 a massimo 800 euro al mese». Dati alla mano, Claudio Di Berardino, segretario generale della Cgil di Roma e del Lazio, avverte: «Il tema vero per noi non è la cassa integrazione, di cui comunque abbiamo bisogno per tamponare le situazioni emergenziali. Noi abbiamo bisogno di lavoro».

Segretario, la situazione che descrive è grave.
C’è una crisi in continua espansione che sta colpendo in modo particolare le piccole aziende. Abbiamo più di 200 vertenze aperte con la Regione Lazio per la soluzione da offrire a quelle aziende, ma anche ai tanti lavoratori. Tra l’altro, anche la cassa integrazione fa fatica a seguire il numero delle persone che rimangono senza lavoro. Tant’è che abbiamo già chiesto che venga rifinanziato il reddito di cittadinanza.

Di che si tratta?
Era un provvedimento varato dalla precedente giunta Marrazzo. Poi con la giunta Polverini è stato definanziato: si tratta di un sostegno di 540 euro circa mensile, destinato alle persone che restavano senza lavoro, oppure alla fascia inoccupata o a coloro che avevano finito gli ammortizzatori sociali.

I fondi stanziati dalla Regione non bastano?
La Regione Lazio, a seguito dei tagli del governo, è stata costretta tra l’altro a tagliare la formazione a tutte le provincie del Lazio. La provincia di Roma ha avuto dal 30 al 50 per cento di quello che le competeva in proporzione.

Anche lei come il segretario della Cisl Lazio auspica più concertazione?
Se noi non riusciamo a fare la contrattazione o ad avere un rapporto con le istituzioni, è chiaro che non riusciamo a produrre nessun risultato concreto. Ecco perché in alcuni casi il sindacato è costretto a fare gli scioperi o le manifestazioni per farsi ascoltare, per portare nel cuore delle istituzioni i problemi che vive.

Ma servono ancora gli scioperi?
Nel momento in cui sia sul fronte nazionale che locale non riusciamo ad avere nessun interlocutore che si interroghi su come affrontare la crisi, su come chiamare ognuno per le proprie competenze, bisogna inventarsi tutti insieme un modo per superare le difficoltà.

Ma se mancano i fondi, le istituzioni da dove dovrebbero prendere le risorse che servono?
Innanzitutto c’è il tema dei fondi europei: il Lazio è una Regione che ha un ammontare di fondi europei pari a un miliardo e 500 milioni di euro. Al momento ci risulta che siano stati impegnati circa 300 milioni di euro. Mancano all’appello un miliardo e 200 milioni.

Come mai?
Non si sa. E si tenga presente che possono essere impegnati entro il 2013.

Cos’altro proponete?
In una condizione di crisi così pesante occorre anche una scelta radicale. Si potrebbero per esempio sospendere almeno per i prossimi 5 anni tutte le consulenze all’esterno per recuperare un po’ di risorse, e poi si potrebbe ridurre anche qualche Commissione. Tra l’altro, stiamo chiedendo anche all’Anci, insieme agli altri sindacati, che non si taglino per i prossimi bilanci risorse destinate al sociale e non si aumentino le tasse locali. In più, occorrerebbe applicare il cosiddetto redditometro. E chiediamo anche che la stessa addizionale Irpef possa essere rimodulata in base al reddito.

Come mai non raggiungete un accordo?
La cosa incomprensibile è proprio questa: non ci pare che il sindacato stia mettendo sul tavolo delle proposte insensate o irragionevoli. Però da questo punto di vista non abbiamo nessun tipo di risposta, nessun impegno, e credo che questo sia anche il segno di una debolezza della politica istituzionale, in questo caso locale.

Oppure una debolezza del vostro ruolo.
No, piuttosto c’è un tentativo di ridurre il ruolo del sindacato, ma questo è in sintonia con le scelte che sta compiendo il Governo.

Intanto, da dove si potrebbe ripartire?
Noi oggi nel Lazio abbiamo bisogno di ossigeno, ossia di lavoro immediato. Nel bilancio regionale ci sono risorse assegnate ad alcune opere che sono ferme: 60milioni per la Salaria, altre risorse per l’ammodernamento della Pontina, altre ancora per la realizzazione della trasversale nord, altre per la chiusura dell’anello ferroviario, ma nessuna di queste risorse è sufficiente per far partire quelle opere. Si abbia dunque il coraggio di fare delle scelte per far partire almeno un’opera, rimodulando le risorse nel tempo. E intanto si dà la speranza, un lavoro, si ricrea una prospettiva. Poi pensiamo alle strategie.

28 ottobre 2011

Potrebbe piacerti anche