Da Roma al Mozambico con “Colors”

Il progetto, presentato alla Sapienza, parte da Corviale e coinvolge 700 ragazzi di ventisette etnie diverse. L’obiettivo è «allontanare i bambini dalle strade e favorire i processi di integrazione culturale» di R. S.

Circa 700 bambini di più di 27 etnie, il 60% dei quali rom e il 40% italiani. Sono i numeri del progetto “Colors” per «allontanare i bambini dalle strade e favorire i processi di integrazione culturale di immigrati e non». Nucleo del progetto, presentato oggi, 6 novembre, a Roma durante il convegno “SportivaMente” promosso dal Servizio di psicologia dello sport della Sapienza, gruppi di minibasket per bambini socialmente svantaggiati. Il progetto pilota – ha spiegato Valentina Vitali, a nome del presidente di “Lazio Basket”, Simone Santi, ideatore dell’iniziativa – è nato a Corviale, periferia di Roma, e nel 2010 è sbarcato in Mozambico, dove negli ultimi due anni la squadra locale composta dai bambini dell’orfanatrofio e delle scuole si è aggiudicata il secondo posto nel campionato locale under 15.

«All’inizio i bambini africani giocavano senza scarpe», ha raccontato Vitali non nascondendo le difficoltà iniziali del progetto, in cui fondamentale è stato l’apporto degli allenatori e dei volontari. Anche i ragazzi di Corviale, all’inizio, avevano «difficoltà nell’identificarsi con il gruppo, di rispettare i compagni, di riconoscere l’autorità degli allenatori». Alla fine, però, sono stati proprio gli adolescenti a sconfessare i pregiudizi degli adulti: «I ragazzi rom hanno creato più integrazione degli italiani, hanno creato lo spirito di gruppo e dato una continuità agli allenamenti che non ci aspettavamo».

L’importanza della strategia e, dunque, dell’aspetto psicologico nella preparazione delle gare agonistiche è stata spiegata da Davide Molmenti, il canoista campione olimpico 2012: «Un atleta bravo è quello che permette di eliminare la pressione in più e di portare la barca leggera. È il controllo emotivo che ti dà la sicurezza e ti permette di affrontare adeguatamente le gare». Per Marina Marinelli, dirigente del Corpo forestale dello Stato e responsabile della sezione paraolimpica, «il supporto psicologico è un valore aggiunto che può riuscire anche a trasformare un atleta in un campione». Marinelli si è poi soffermata sull’importanza della «sperimentazione nel campo del potenziamento e dell’ottimizzazione dei risultati, specialmente in una sezione come la nostra dove le variabili per trasformare gli atleti in campioni sono veramente tante».

6 novembre 2012

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