Convegno sullo stato di salute del welfare nel Lazio

Tutti gli attori delle politiche sociali della regione chiamati a confronto a Palazzo Valentini sulla legge di riforma in fase di approvazione. Obiettivo puntato sui servizi per la persona e per la famiglia di L. Bad.

Inizia martedì 19 luglio il suo percorso di esame, prima in Commissione e poi in Consiglio Regionale, il disegno di legge “Sistema integrato degli interventi, dei servizi e delle prestazioni sociali per la persona e la famiglia nella Regione Lazio”, approvato il 17 giugno dalla Giunta regionale del Lazio e proposto da Aldo Forte, assessorato regionale alle politiche sociali e della famiglia. Il testo comincia quindi il suo iter per approdare all’approvazione finale. Sulla normativa in bozza si sono confrontati a Palazzo Valentini istituzioni e terzo settore, durante il convegno sul “Sistema integrato degli interventi, dei servizi e delle prestazioni sociali”, promosso da Claudio Cecchini, assessore alle politiche sociali della Provincia di Roma. Assente l’assessore alle politiche sociali di Roma Capitale, Sveva Belviso, non più ufficialmente in carica dopo lo scioglimento della giunta capitolina per il mancato adempimento rispetto alle quote rosa.

«È una legge quadro, che va fatta con una partecipazione il più larga possibile, perché condizionerà il sistema di welfare per i prossimi anni. Come assessorato, abbiamo richiesto alla Presidenza della Commissione Regionale un’audizione al fine di depositare un documento di osservazioni», ha riferito Cecchini, intenzionato a redigere il testo «a seguito di una riflessione condivisa con tutti gli attori delle politiche sociali presenti e operanti sul territorio, riconoscendo la necessità di un confronto in merito». Durante l’incontro è stato infatti approfondito il testo della proposta di legge regionale, formulando commenti, osservazioni, integrazioni.

Una situazione critica, quella del welfare, soprattutto nelle province interne del Lazio: Benito Ciucci, di Federsolidarietà Confcooperative, ha riferito che nella regione «mancano ben 10mila operatori sociosanitari. Al momento la proposta di legge non prevede risorse per la loro formazione, né per l’attuazione della normativa stessa». Qualche esempio? «Ad Amatrice, con 74 frazioni, e Leonessa con 69 frazioni, alcuni operatori sanitari sono costretti a percorrere 250 chilometri al giorno per effettuare magari solo due interventi per anziani allettati», ha riferito Luigi Taddei, assessore alle politiche sociali della provincia di Rieti, lamentando «il definanziamento totale subito, nel triennio 2011-2013, sul fronte della formazione. E i trasferimenti di risorse sono ridotti al lumicino».

Infatti «dal 2012 le province non avranno più trasferimenti statali e dal 2013 questo avverrà anche per i trasferimenti regionali. Quindi, quando andiamo ad approvare una nuova legge, bisogna fare i conti su come le province manterranno in essere quei servizi e quelle funzioni che verranno loro attribuite», ha suggerito Edoardo Del Vecchio, presidente Upi (Unione delle province d’Italia) Regione Lazio. Mentre Eugenio De Crescenzio, responsabile del settore sociale di Agc (Associazione generale cooperative italiane) Lazio, ha ricordato: «Abbiamo qualche decina di migliaia di persone che mettono a disposizione le loro competenze a servizio dei cittadini: tra loro, migliaia di precari impegnati nei servizi sociali regionali, che andrebbero stabilizzati».

Inoltre «non basta un adeguamento della legge 328, pur necessario», ha osservato Gianni Palumbo, del Forum terzo settore Lazio, sottolineando che «la persona va presa in carico nella sua globalità, intervenendo anche nel suo contesto». Sussidiarietà e welfare locale, le scelte prioritarie indicate dalla presidente delle Acli Lazio Lidia Borzì: «Va evitato il rischio di pensare alla politiche sociali solo in termini emergenziali o assistenziali, facendo riferimento esclusivo solo ai servizi e alle prestazioni socio-sanitarie». Infine, la legge parla di concertazione e di affidamento dei servizi al terzo settore, ma non è prevista una collaborazione nella fase di promozione e di co-progettazione. Deve diffondersi una cultura di programmazione partecipata», ha auspicato.

19 luglio 2011

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