Convegno diocesano, le testimonianze sull’evangelizzazione

Affidato al parroco di San Frumenzio don Gianpiero Palmieri e a due catechisti, Ada e Pierpaolo, il compito di raccontare sfide e problemi nella catechesi. «Riscoprire l’entusiasmo missionario» di Maria Elena Rosati

«La Chiesa è un cantiere, un edificio spirituale perennemente in costruzione, e noi siamo pietre vive, protagonisti attivi, collaboratori del Signore!». Le parole di don Gianpiero Palmieri, parroco di San Frumenzio, risuonano nell’ Aula Paolo VI, subito dopo l’arrivo di Papa Francesco e il saluto del cardinale Vallini. Nella giornata di apertura del convegno pastorale diocesano è affidato a lui, e ai catechisti Ada e Pierpaolo, il compito di raccontare le sfide e i problemi delle comunità parrocchiali nell’evangelizzazione delle nuove generazioni.

Per descrivere «il tempo fecondo che stiamo vivendo», frutto del Concilio Vaticano II, don Gianpiero guarda al passato: agli anni ’70, con la pubblicazione di documenti fondamentali per la catechesi, come l’esortazione apostolica Evangelii nuntiandi di Paolo VI (1975); agli anni ’80 e ’90, con le scuole di formazione per i catechisti; alla Grande missione cittadina del 2000, «occasione preziosa per sperimentare il dinamismo della Chiesa in uscita». L’emergenza educativa sollevata da Benedetto XVI ha aperto negli ultimi anni una nuova fase pastorale, e don Gianpiero non nasconde le difficoltà: «Registriamo in noi una certa stanchezza – ha detto -; la società è molto cambiata e non abbiamo raccolto tutti i frutti sperati dal nostro impegno pastorale».

Di fronte a una generazione di giovani increduli, a comunità parrocchiali sempre più vecchie, e al tramonto dei tradizionali processi di comunicazione della fede, il sacerdote ha quindi individuato «un segno dello Spirito che ci riempie di speranza» proprio nella predicazione di Papa Francesco, nelle sue parole e nei suoi gesti «che rimangono impressi nel cuore di credenti e non credenti». Una bellezza che diffonde la Parola di Dio, al di là delle analisi pessimistiche, e che apre a nuovi orizzonti di annuncio, a partire dall’Evangelii gaudium, «testo di riferimento, che ci chiama a riscoprire l’entusiasmo missionario».

Ottimismo nelle parole di Ada, catechista della Prima Comunione, che ha segnalato i limiti della pastorale dei bambini nell’accoglienza da parte delle comunità, nel coinvolgimento delle famiglie, nella difficoltà di impostare cammini pastorali chiari. «Quello che verifichiamo nella vita delle nostre parrocchie va letto con realismo, come sfida e opportunità – ha sottolineato -. Non possiamo permetterci di non essere comunità cristiana attenta e accogliente per tutti: c’è bisogno di uno stile di tenerezza, di gettare ponti con le famiglie dei nostri ragazzi, perché anche a loro venga proposto in maniera coinvolgente il Vangelo». Occorre quindi «fare dell’annuncio di Gesù il cuore della catechesi, da riproporre in modo sempre nuovo», e mettersi in movimento, rendendo l’itinerario ricco di esperienze e dotando la catechesi di nuovi strumenti tecnologici.

«Metà dei nostri ragazzi lascia il cammino di fede dopo il sacramento dell’Eucaristia, senza continuare il percorso verso la Cresima – ha denunciato invece Pierpaolo -. Abbiamo l’impressione che molti adolescenti siano abbandonati, anche dalla Chiesa». Per il catechista, infatti, la “generazione incredula” è la prima di cui la comunità cristiana «ha “deciso” di non interessarsi, spiazzata dal fatto che questi ragazzi non danno per scontata la partecipazione ai cammini di iniziazione cristiana». Un torpore da cui svegliarsi solo programmando itinerari di catechesi chiari, condivisi e unitari, trovando nuovi linguaggi, toccando le grandi questioni della vita dei ragazzi, puntando su esperienze di carità e servizio perché «la Parola del Vangelo diventi carne nella loro vita».

Infine l’importanza della formazione dei catechisti, per imparare «alla scuola del Signore a fare nostra la bellezza del Vangelo, alla scuola dei ragazzi la vicinanza, l’apertura al dialogo, la pazienza, accoglienza cordiale che non condanna».

17 giugno 2014

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