Chiesa missionaria con fiducia e creatività

Il cardinale Ruini ha concluso i lavori del IV Convegno ecclesiale nazionale. Ha esortato a una “conversione pastorale” da Verona Angelo Zema

Rafforzare la tensione missionaria dell’impegno ecclesiale, in una vera e propria “conversione pastorale”. Dare maggiore concretezza alla “pastorale integrata” mettendo in rete tutte le risorse della comunità ecclesiale. Far crescere la maturità della fede, la coscienza missionaria e la partecipazione dei laici. Sono alcuni tra i punti chiave dell’intervento del cardinale Camillo Ruini (nelle foto di Cristian Gennari), presidente della Conferenza episcopale italiana e vicario per la diocesi di Roma, che questa mattina ha concluso il IV Convegno ecclesiale nazionale a Verona. Un «contributo alla riflessione comune», lo ha definito, dopo che le conclusioni erano già state in buona misura proposte con le sintesi dei lavori per ambito. Un intervento aperto con alcuni ringraziamenti, a cominciare dalla riconoscenza espressa al Santo Padre, che ha offerto ieri la «piattaforma fondamentale per la vita e la testimonianza delle nostre Chiese nei prossimi anni». Il cardinale ha apprezzato la «quantità e qualità della partecipazione» al Convegno, lo «straordinario coinvolgimento delle Chiese locali» e l’«intensa partecipazione spirituale».

A dieci anni dal Convegno di Palermo, lo scenario mondiale è cambiato, e il presidente della Cei ne ha disegnato il nuovo orizzonte, indicando questioni come la sfida posta dal terrorismo internazionale, il «risveglio religioso, sociale e politico dell’Islam», il rilievo della “questione antropologica”, con un confronto in atto tra la fede cristiana e le attuali prospettive della cultura del nostro tempo. Sfide che rendono urgente una testimonianza a tutti i livelli della comunità ecclesiale, in cui si è rivelata preziosa in questi ultimi anni la crescita del valore della comunione.

«È cresciuto in maniera visibile – ha affermato il cardinale Ruini – il ruolo della Chiesa e dei cattolici in alcuni aspetti qualificanti della vita dell’Italia: in particolare nel porre all’attenzione di tutti il significato e le implicazioni della nuova questione antropologica. Si è potuto interpretare così, come è apparso specialmente in occasione del referendum sulla procreazione assistita, il sentire profondo di gran parte del nostro popolo».

Appare «provvidenziale», ha proseguito, «l’insistenza con cui Benedetto XVI stimola e invita ad “allargare gli spazi della nostra razionalità”». Un’opera cui «la Chiesa e i cattolici devono dedicarsi con fiducia e creatività: anch’essa fa parte della “seconda fase” del Progetto culturale». Fondamentale il ruolo della formazione, considerati «gli ostacoli che l’ambiente sociale e culturale in cui viviamo frappone al cammino verso la santità». In particolare, ha osservato il presidente della Cei, l’iniziazione cristiana «si presenta come una sfida comune e un grande cantiere aperto, dove c’è bisogno di dedizione e passione formativa», come «nelle scuole e specificamente nelle scuole cattoliche». La necessaria tensione missionaria implica un’«attenzione alle persone e alle famiglie, con lo spazio adeguato «all’ascolto e alle relazioni interpersonali». Una missionarietà che conduce a volte al sacrificio della propria vita, e qui il cardinale Ruini ha ricordato don Andrea Santoro e suor Leonella Sgorbati. Nel «rendere ragione della speranza cristiana», ha aggiunto il cardinale, «deve crescere la nostra fiducia e il nostro coraggio nell’affrontare la grande questione dell’amore umano, decisiva per tutti», così come va rafforzata la «sollecitudine verso i più poveri e i sofferenti» di ogni parte del mondo.

Ai laici, ha affermato il cardinale, si offrono «spazi aperti ampi, promettenti ed esigenti», tra cui «l’animazione cristiana delle realtà sociali, che i laici devono compiere con autonoma iniziativa e responsabilità e al contempo nella fedeltà all’insegnamento della Chiesa, specialmente per quanto riguarda le fondamentali tematiche etiche ed antropologiche». Quanto al necessario “discernimento” rivolto «all’elaborazione culturale e alla formazione delle coscienze», ha concluso il cardinale, premessa decisiva è «la crescita e l’approfondimento di quel senso di appartenenza ecclesiale che purtroppo fatica a penetrare l’intero corpo del popolo di Dio».

20 ottobre 2006

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