Cercare la verità per condividerla

Una riflessione in vista della Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, che si celebrerà il 4 maggio di Marco Fibbi

Ogni anno, in occasione della domenica nella quale in Italia si celebra l’Ascensione, il Papa ricorda, nel discorso al Regina Caeli, la ricorrenza della Giornata dedicata alle comunicazioni sociali. Sarebbe normale pensare che fra le mille attenzioni delle comunità cristiane questa, rivolta al mondo della comunicazione, non debba meritare una sottolineatura maggiore delle altre, salvo che l’impegno dedicato al tema dell’educazione non può prescindere da una attenta considerazione dell’ambiente creato dai media e sulle opportunità che essi offrono per una incisiva azione formativa.

A ricordarcelo è il Papa stesso, nella sua Lettera sul compito urgente dell’educazione, in uno degli ultimi capoversi, dove si riferisce alla responsabilità educativa condivisa e sull’apporto fornito dai mezzi di comunicazione nella formazione delle nuove generazioni. Il messaggio del Papa per la 42ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali («I mezzi di comunicazione sociale: al bivio tra protagonismo e servizio. Cercare la verità per condividerla») porta l’attenzione sui mezzi stessi di comunicazione e sul loro rapporto con la verità, potremmo dire con la loro capacità di essere fedeli alla persona nella sua integralità e di non ridurla a mezzo per altre finalità. Il rischio, si dice nel messaggio, è che i mezzi di comunicazione divengano essi stessi determinanti nella definizione della realtà, degli stili di vita e, in ultima analisi, della stessa verità sull’uomo e sul mondo. «Nel settore delle comunicazioni sociali – afferma il Papa al n. 4 del Messaggio – sono in gioco dimensioni costitutive dell’uomo e della sua verità».

D’altra parte però vengono ricordate anche le grandi possibilità che media tradizionali ed elettronici offrono nell’azione pastorale, anche grazie alle molteplici modalità di comunicazione offerte dalla combinazione di vari strumenti: dalla catechesi all’animazione dei gruppi giovanili e alla promozione della partecipazione alle attività delle comunità parrocchiali, è possibile mettere a frutto la «convergenza» di telefono mobile e internet, di tv e nuove modalità espressive attraverso videocamere e foto digitali, e così via, per tutti i mezzi dove la creatività giovanile trova spazio. L’uomo, afferma il Papa, ha sete di verità, è alla ricerca della verità, e in questo è quindi interessato a conoscere il mondo e a relazionarsi con gli altri attraverso i più diversificati strumenti di comunicazione. «I nuovi media – ricorda il Papa al n. 5 – telefonia e internet in particolare, stanno modificando il volto stesso della comunicazione».

La rete internet avvicina realtà un tempo difficilmente raggiungibili come, ad esempio, la nostra parrocchia alla comunità gemellata in terra di missione in modo da far crescere la sensibilità per l’annuncio ad gentes; d’altra parte hanno un’influenza anche sulle relazioni interpersonali di prossimità potendo rafforzare il contatto fra i membri di un gruppo giovanile, estendendo la durata potenziale di incontri e riunioni a tutta la settimana. I ragazzi possono sentirsi partecipi anche quando non sono presenti alle classiche riunioni del gruppo. In aggiunta i responsabili ai vari livelli, dal parroco ai vari coordinatori dei diversi servizi, possono utilizzare mezzi diretti ed economici per informare, stimolare e promuovere iniziative rivolte ai vari operatori e persone interessate sul territorio. L’uso di strumenti tecnologici e di tecniche innovative non deve però far perdere di vista la dimensione base della trasmissione dell’esperienza di fede e dell’educazione alla vita spirituale come di qualunque iniziativa della comunità cristiana: il rapporto diretto e personale, la testimonianza di fede offerta agli altri con la propria vita, impegno e servizio. Lo ricordava anche il cardinale vicario al momento di ricevere il dottorato honoris causa in comunicazioni sociali: «La comunicazione sociale è sempre più importante per l’evangelizzazione e la comunicazione della fede, ma non basta da sola e non è nemmeno la via più efficace, che rimane quella dei contatti e rapporti diretti, personali e nella comunità credente». Il punto chiave, come riconosce Benedetto XVI al termine del suo messaggio, è nell’avere delle persone che siano «comunicatori coraggiosi e autentici testimoni della verità» che «sappiano farsi interpreti delle odierne istanze culturali, impegnandosi a vivere questa epoca della comunicazione come tempo prezioso per la ricerca della verità e per lo sviluppo della comunione tra le persone e i popoli» (n. 6).

28 aprile 2008

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