Catechesi e accoglienza, lo “stile” di Coromoto

Trenta anni fa la dedicazione della parrocchia ai Colli Portuensi. Per festeggiare l’anniversario, la dedicazione del nuovo altare in pietra di Alessandra Sartori

Chicco di senape” è la casa di accoglienza della parrocchia Nostra Signora di Coromoto, per famiglie con bambini affetti da gravi malattie, non residenti a Roma e in cura presso gli ospedali della zona. Della struttura, che compie un anno, e dell’impegno dei circa 100 volontari che la gestiscono, traccia un bilancio positivo il parroco, alla vigilia dei festeggiamenti per il trentennale della dedicazione della chiesa parrocchiale. E dal «nuovo» della parrocchia si passa alla storia.

Don Francesco Giuliani, alla guida della comunità da appena sette mesi, sfoglia e mostra soddisfatto la pubblicazione di ben 136 pagine edita per raccontare i 30 anni della parrocchia. Il libro, corredato da numerose fotografie, ha visto il lavoro di tanti laici, che nei mesi scorsi hanno ricercato vecchie immagini, hanno scritto dei gruppi e delle varie realtà che si sono avvicendate, da quando nel 1978 la comunità, che nei 12 anni precedenti aveva vissuto in un garage della zona, ha avuto finalmente la gioia di avere una vera chiesa, la cui grande croce in ferro esterna costituisce da tre decenni un punto di riferimento per tutti gli abitanti dei Colli Portuensi.

Don Francesco parla delle varie iniziative e celebrazioni organizzate per i festeggiamenti. «In particolare la dedicazione del nuovo altare in pietra; l’altare, identificato con Cristo stesso, ha un simbolismo che forma ed educa la spiritualità delle nostre coscienze. Inoltre avremo la gioia di accogliere le reliquie di quattro grandi santi, di celebrare i 60 anni di sacerdozio di un prete della parrocchia e di assistere all’ordinazione diaconale di un giovane cresciuto a Coromoto, oggi frate minore ad Assisi».

E dopo i festeggiamenti si tornerà alla vita pastorale ordinaria. Quali le priorità per quest’anno? «Tutta la comunità approfondirà la preghiera del Credo e la figura di San Paolo; in occasione dell’Anno giubilare paolino accompagnerò i più giovani in visita ai luoghi paolini di Roma. Da quest’anno, poi, anche la parrocchia dei Colli Portuensi sarà sede del Centro diocesano di teologia per laici. Continuano le tradizionali catechesi per i catechisti, per le coppie, per gli anziani e anche, al mattino, per le mamme». Quale l’augurio del parroco alla sua comunità per questo compleanno? «Desidererei vederla sempre più come una famiglia allargata, unita, compatta, che abbia un solo cuore e intenta a camminare sempre insieme. Giovanni Paolo II definiva la parrocchia “famiglia di famiglie” e io vorrei vederla crescere nell’ unità e nell’armonia».

30 settembre 2008

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