Benedetto XVI ai penitenzieri: «Priorità alla confessione»

Il Santo Padre ha ricevuto in udienza i penitenzieri delle quattro basiliche pontificie romane da Agenzia Sir

«Anche in questa nostra epoca, segnata da tante sfide religiose e sociali», il sacramento della confessione va «riscoperto e riproposto». Lo ha detto il Papa, che ricevendo in udienza ieri i penitenzieri delle quattro basiliche pontificie romane ha definito il confessore «padre, giudice spirituale, maestro ed educatore», raccomandando ai sacerdoti un «costante aggiornamento» in materia. Benedetto XVI ha esordito ricordando «tutti i sacerdoti del mondo che si dedicano con impegno al ministero del confessionale», e definendo il sacramento della penitenza «una rinascita spirituale, che trasforma il penitente in una nova creatura». «Questo miracolo di grazia – ha ricordato il Pontefice – solo Dio può operarlo, e lo compie attraverso le parole e i gesti del sacerdote». Il confessore, dunque, «non è spettatore passivo», ma «strumento attivo della misericordia divina». Di qui la necessità, per il confessore, di coniugare «una buona sensibilità spirituale e pastorale» con «una seria preparazione teologica, morale e pedagogica che lo renda capace di comprendere il vissuto della persona»

Altro requisito raccomandato dal Papa al confessore, quello di «conoscere gli ambiti sociali, culturali e professionali di quanti si accostano al confessionale, per poter offrire idonei consigli ed orientamenti spirituali e pratici». «Non possiamo predicare il perdono e la riconciliazione agli altri, se non se siamo personalmente penetrati”, ha ammonito il Pontefice, esortando i sacerdoti ad unire alla «preparazione teologica» una «profonda vena di spiritualità». «Se è vero che nel nostro ministero ci sono vari modi e strumenti per comunicare ai fratelli l’amore misericordioso di Dio – ha sottolineato Benedetto XVI – è però nella celebrazione di questo Sacramento che possiamo farlo nella forma più completa ed eminente. Cristo ci ha scelti, cari sacerdoti, per essere i soli a poter perdonare i peccati in suo nome: si tratta allora di uno specifico servizio ecclesiale al quale dobbiamo dare la priorità». «Quante persone in difficoltà cercano il conforto e la consolazione di Cristo! Quanti penitenti trovano nella confessione la pace e la gioia che rincorrevano da tempo!», ha concluso il Pontefice, citando «l’esempio dei santi» che «si dedicavano quasi esclusivamente al ministero del confessionale», tra cui san Pio da Pietrelcina.

20 febbraio 2007

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