Benedetto XVI a pranzo con i più poveri: «La vera gioia è amare con gratuità»

L’atrio dell’Aula Paolo VI trasformato in mensa. Oltre 250 bisognosi assistiti dalle Missionarie della Carità nei centri romani. Il ricordo di Madre Teresa di Calcutta, «segno luminoso della bontà di Dio» di R. S.

Il messaggio natalizio del Santo Padre e benedizione Urbi et Orbi

A pranzo tra i più poveri, poche ore dopo il Natale, in memoria di Madre Teresa di Calcutta: così il Santo Padre ha rinnovato la scelta di condividere un momento delle feste natalizie accanto agli ultimi. Dopo l’Angelus di ieri, domenica 26 dicembre, si è recato nell’atrio dell’Aula Paolo VI, trasformato per l’occasione in una mensa per i poveri.

Circa cinquecento persone erano sedute ai tavoli: oltre 250 poveri assistiti dalle Missionarie della Carità (fondate dalla celebre religiosa beatificata da Giovanni Paolo II) nei loro centri di Roma e una nutrita presenza di religiose e religiosi figli spirituali della suora di cui quest’anno si celebra il centenario della nascita.

Al tavolo di Benedetto XVI sedevano suor Mary Prema, l’attuale superiora generale delle Missionarie della Carità; padre Sebastian Vazhakala, co-fondatore e superiore generale dei Missionari contemplativi; padre Brian Kolodiejchuk, alla guida del ramo sacerdotale dei Missionari e postulatore della causa di canonizzazione di Madre Teresa. Tra i quattordici poveri seduti al tavolo, anche una donna italiana.

Parlando ai commensali di questa particolare giornata, il Papa ha ricordato la testimonianza della religiosa, morta nel 1997, che fino all’ultimo si è spesa per gli ultimi della Terra. «La beata Teresa di Calcutta ha vissuto la carità verso tutti senza distinzione, ma con una preferenza per i più poveri e abbandonati: un segno luminoso della paternità e della bontà di Dio. Ha saputo riconoscere in ognuno il volto di Cristo, da Lei amato con tutta se stessa. È vissuta in modo umile e nascosto, per amore e nell’amore di Dio. Ella stessa affermava che il suo più grande premio era amare Gesù e servirlo nei poveri».

Grazie al suo insegnamento, ha aggiunto Benedetto XVI, si comprende come la vita dell’uomo possa cambiare. «Lei ci ha donato la consolazione e la certezza che Dio non abbandona mai nessuno e la sua missione continua attraverso quanti in ogni angolo del mondo vivono il suo carisma scegliendo di essere Missionari della Carità».

A tutti coloro che spendono la propria vita per gli altri, a volte in modo nascosto, è andato il “grazie” di Benedetto XVI. «All’uomo spesso in ricerca di felicità illusorie, la vostra testimonianza di vita dice dove si trova la vera gioia: nel condividere, nel donare, nell’amare con la stessa gratuità di Dio che rompe la logica dell’egoismo umano».

Festosa l’accoglienza tributata al Papa tra gli applausi. Una piccola rappresentanza di ospiti delle comunità romane delle suore di Madre Teresa, ha spiegato alla Radio Vaticana padre Lombardi, direttore della Sala stampa della Santa Sede, era vestita in forma di sacra rappresentazione: c’erano un San Giuseppe e una Madonna con un piccolo bambino e poi i Re Magi. «C’era un bel coro di suore di Madre Teresa, che cantavano canti natalizi e che hanno accompagnato l’arrivo del Papa e l’inizio del pranzo. Il Papa ha attraversato la grande “assemblea”. Passando tra di loro si è fermato a salutare tante persone e in particolare i bambini. Arrivando, gli è stata messa una corona di fiori bianchi e gialli al collo secondo l’uso indiano classico ed anche di Madre Teresa».

All’Angelus, il Papa aveva levato di nuovo la voce in favore della libertà religiosa, sottolineando le persecuzioni subite dai cristiani in questo periodo. «Il nostro mondo continua ad essere segnato dalla violenza, specialmente contro i discepoli di Cristo. Ho appreso con grande tristezza – aveva affermato – l’attentato in una chiesa cattolica nelle Filippine, mentre si celebravano i riti del giorno di Natale, come pure l’attacco a chiese cristiane in Nigeria. La terra si è macchiata ancora di sangue in altre parti del mondo come in Pakistan. Desidero esprimere il mio sentito cordoglio per le vittime di queste assurde violenze, e ripeto ancora una volta l’appello ad abbandonare la via dell’odio per trovare soluzioni pacifiche dei conflitti e donare alle care popolazioni sicurezza e serenità».

27 dicembre 2010

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