Azzardo, l’Italia al terzo posto tra i Paesi che giocano di più al mondo

Con quasi 90 miliardi di fatturato, il settore offre lavoro a 120mila persone ma produce ogni anno 800mila malati patologici. Tutti i dati in un convegno ospitato in Campidoglio di Maria Elena Rosati

Analizzare i rischi del gioco d’azzardo, per cercare e proporre soluzioni: è l’obiettivo del convegno “L’azzardo non è un gioco”, promosso dal movimento Identità Cristiana, ieri, 25 marzo, alla Protomoteca del Campidoglio. Una tavola rotonda per mettere in evidenza luci ed ombre di un settore che solo nel 2012 ha prodotto un fatturato di quasi 90 miliardi di euro (+10 % rispetto al 2011), e che offre lavoro a 120mila persone, mobilitando il 4% del Pil nazionale. Un’impresa che funziona, una pratica diffusa, che se da una parte non risente dalla crisi, dall’altro produce ogni anno 800mila malati patologici, per una spesa procapite di 1.700 euro l’anno, e lascia ampio raggio d’azione alla malavita organizzata.

Ombre che parlano del gioco come di un fenomeno sociale, sanitario ed economico, e che definiscono i contorni di «una piaga sociale, una spina piantata nel cuore della nostra società». Sono le parole di Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, testata da tempo impegnata nella denuncia dei danni del gioco d’azzardo. «Il gioco d’azzardo – ha rilevato – sta dilagando sulle piattaforme virtuali, portando così le slot machine direttamente nelle case degli italiani. In questo modo scompaiono i luoghi fisici e, a fronte di un’imposizione fiscale minima, diminuiscono gli introiti alle casse dello Stato, e aumentano i proventi di Azzardopoli».

Daniele Poto, autore per l’associazione Libera del rapporto “Azzardopoli”, conferma la deriva sottolineando che «l’Italia occupa il primo posto in Europa, e il terzo posto tra i Paesi che giocano di più al mondo. Ogni anno investiamo più nel gioco che nella cultura: una degenerazione, la cultura è l’arma principale per combattere il gioco d’azzardo». La realtà del gioco d’azzardo mostra un confine sempre più labile tra legalità e l’illegalità, e chiama al confronto per soluzioni immediate. Italo Marcotti, presidente della Federazione dei concessionari di Bingo, associata a Confindustria, sostiene che «vietare o limitare l’offerta di gioco legale apre ancora di più all’illegalità», e propone di puntare su «normative di controllo, aiuti ai Comuni, tavoli di confronto sui problemi esistenti». Secca la risposta di Attilio Simeone, coordinatore del cartello “Insieme contro l’azzardo”: «Oggi le famiglie spendono il risparmio in gioco d’azzardo – ha spiegato -. I concessionari controllino le attività legali, e verifichino se non sia il caso di fermare le concessioni».

Monsignor Alberto D’Urso, segretario della Consulta nazionale antiusura, punta l’attenzione sulla sfida educativa. «Il gioco è per l’uomo e non l’uomo per il gioco – ha osservato -: nell’azzardo si perde la libertà. Dobbiamo denunciare la contraddizione di uno Stato che condanna l’usura ma sostiene il gioco d’azzardo che ne è la causa; opporci alla concezione ludica della vita, educare al lavoro e alla solidarietà». Famiglie e bambini i soggetti più deboli che subiscono gli effetti e pagano i costi affettivi, non quantificabili, di un gioco d’azzardo che «nasce come problema sociale, e diventa problema sanitario», ha spiegato lo psicologo Simone Feder. Un gioco «patologico», come lo ha definito il decreto Balduzzi del 2012, ma di cui spesso, continua Feder, «viene sottostimato il rischio di dipendenza».

Parla di battaglia educativa Fabio Fiorillo, presidente dell’Anci Lazio e voce degli enti locali che chiedono di avere più possibilità di azione per affrontare il problema del gioco d’azzardo sul territorio; con lui Filippo Torrigiani, portavoce di “Mettiamoci in gioco”, campagna nazionale contro i rischi del gioco d’azzardo: «La buona volontà non basta, il sistema è insostenibile: occorre riscrivere le regole – ha detto – per dare più potere ai sindaci. Oggi operatori del settore e amministratori, indipendentemente dal colore politico, devono collaborare».

26 marzo 2013

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