Arsenico nell’acqua, scattano i divieti

Sono entrate in vigore le ordinanze sindacali che vietano di bere e usare acqua del rubinetto di molti comuni della provincia. Legambiente denuncia: «Nessun investimento nei potabilizzatori» di Lo. Leo.

È allarme arsenico nell’acqua nel Lazio e in particolare
in alcuni comuni della provincia di Roma e nel viterbese. Molte famiglie, infatti, dal 1° gennaio non possono più bere l’acqua che sgorga dal rubinetto di casa e dalle fontanelle pubbliche perché contiene arsenico e fluoruro in quantità superiori a quelle previste dalla legge. Che stabilisce come limite massimo 10 microgrammi/litro per l’arsenico, e 1,5 microgrammi per il fluoruro.

La situazione, comunque, non è una novità, visto che Regioni e territori che dal 2001 chiedono deroghe. Solo che la terza e ultima è scaduta il 31 dicembre 2012 e i lavori di adeguamento probabilmente non termineranno prima del 2014. Così, dal primo giorno del nuovo anno sono scattate le ordinanze sindacali nelle province di Roma e Viterbo che vietano di bere l’acqua del rubinetto, di usarla per cucinare, lavarsi i denti e fare la doccia a persone con patologie cutanee, secondo quanto stabilito dall’Istituto superiore di Sanità. Con l’arsenico, d’altra parte, non si scherza: un’esposizione prolungata tramite acqua può causare cancro, lesioni cutanee, danni al sistema nervoso e diabete, malattie cardiovascolari.

Il Lazio, spiega Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente «è l’unica regione che non è riuscita a rientrare nei parametri stabiliti, non facendo investimenti per potabilizzatori. Anche le aziende alimentari ne saranno colpite. E il problema non è di facile risoluzione, visto che per molti interventi ancora non si è proceduto al bando di appalto e la fine dei lavori è prevista per
il 2014».

Ma qualche danno sembrerebbe esserci già stato: secondo uno studio pubblicato nell’aprile 2012 e condotto dal Dipartimento di epidemiologia del Servizio sanitario della Regione nei comuni dove la concentrazione di arsenico è superiore a 20 microgrammi, tra il 2005 e il 2011 è stato riscontrato un aumento della mortalità per tutti i tipi di tumore (polmone e vescica in modo particolare), ipertensione, ischemia cardiaca e diabete nella provincia di Viterbo e del 12% per i tumori in quella di Latina. Ad ogni modo, è accertato e confermato dallo Iarc (International agency research on cancer) e dall’Organizzazione mondiale della sanità che l’arsenico è cancerogeno, anche se gli effetti di un’esposizione prolungata da acqua e cibo si manifestano dopo almeno 5 anni, e iniziano dalla pelle, con lesioni cutanee su mani e piedi.

4 gennaio 2012

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